Loro Piceno, Vignali Bagnere e un antico e ricco personaggio piceno, Lucio Tario Rufo

Questo è l’ultimo articolo che il nostro collaboratore, nonché carissimo amico, ha scritto per “La rucola” prima della sua dipartita. È un classico del suo modo di scovare le notizie, documentarle prima di porgerle ai suoi lettori. Possiamo affermare che il dottor Nazzareno Graziosi è stato un grande nel ricostruire la storia del popolo e del territorio Piceno.

Abbiamo già dissertato su Aurunzio sulle pagine de “La rucola”, vedi: “https://www.larucola.org/2022/05/03/troviamoarruntio-a-fermo-roma-loro-piceno-e-perfino-sulla-luna-chi-era-costui/”. Si credono opportuni aggiornamenti e precisazioni, nella convinzione che il nostro Arrunzio abbia notevolmente influenzato il Fermano, Loro Piceno compreso. Abbiamo già citato e riprodotto molte informazioni da SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche). Nell’anno 875, Ludovico II, figlio di Lotario I re d’Italia, donava il castello di Loro Piceno e le sue pertinenze, al monastero di S. Clemente di Casauria in Abruzzo, fondato, nel 871, dallo stesso Lodovico”. Sembra logico chiedersi: “Perché Lodovico scelse LORO PICENO? (circa 200 KM da Casauria)”. Forse non fu una scelta a caso.

Achille Marini, in “Storia Della Terra di Montottone nelle Marche” – Fermo 1863, riferendosi a quell’episodio scrive: “Loro tiene sempre il primo posto, fra tutti gli altri luoghi della Marca; il che dimostra come in quel tempo fra tutti gli altri primeggiasse”.

Da “Vite inedite dei Matematici” – Delle Scienze Matematiche e Fisiche di Bernardino Baldi Urbino – 1887; si riproduce quanto descritto da pag. 89 “Dopo Manlio Antiocheno… scriviamo… di L. Arruntio. Il suo nome si trova scritto così vario, che nulla più: L. Arruntio, L. Aruntio, L. Tarrutio, L. Tarrantio, L. Auruntio, L. Arintio, i migliori L. Arruntio; (copisti negligenti?) …  Nel libro decimo ottavo de L’historia Naturale di Plinio io leggo il nome L. Dario Ruffo… debba riporvisi L. Tarruntio et a ciò mi muovono ragionevoli congetture. Una sola cosa mi fa esser tardo a la risolutione, e questa è il veder io nominato L. Tario Ruffo da Onufrio Panvino debba riporvisi L. T. Arruntio. La cagione che fa storcere questo nome da L. Arruntio in L. Tarruntio, stimo che fosse quel T. puntato, che si poneva avanti al nome suo… come si legge ancora in Annali di Cornelio Tacito”.

Fatte queste premesse si reputa opportuno riprodurre quanto riportato dalla Treccani e da Wikipedia:

Enciclopedia Treccani non tratta dei vari nomi di questo grande e sconosciuto personaggio, ho solo trovato: “Arrùnzio, Lucio: nella battaglia di Azio aveva comandato l’ala sinistra della flotta di Ottaviano. Fu autore di una storia sulla guerra punica… Più fruttuosa la ricerca su Wikipedia che con chiaro riferimento al nostro Taruntio informa: “Lucio Tario Rufo Console dell’impero romano: Nascita 63 a.C. circa, Morte 13 o 24 d.C. … Consolato luglio-dicembre nel 16 a.C… Proconsolato 17-16 a.C. in Macedonia: Curator Aquarum tra 8 e 13 o tra 23 e 24. Lucio Tario Rufo in latino: Lucius Tarius Rufus; Piceno o Liburnia… è stato un politico e militare romano, console dell’impero romano.

Le notizie sulle molteplici attività di questo grande (e sconosciuto) Piceno sono suddivise per fasi:

  1. A) al servizio di Ottaviano – Originario dell’agro Piceno.., Lucio Tario Rufo aveva origini umilissime, ma la sua militaris industria gli fece ottenere il riconoscimento e l’amicizia di Ottaviano Augusto. Già sostenitore di quest’ultimo al tempo del triumvirato e forse introdotto in senato proprio in quel tempo dal suo patrono, Tario compare come praefectus classis della flotta di Ottaviano ad Azio a capo di una piccola flottiglia che, poco prima della battaglia di Azio (nell’agosto 31 a.C.)… fu attaccata di sorpresa nella zona del golfo aziaco e messa in fuga dalle navi di Gaio Sosio, per poi essere salvata dall’arrivo del grosso della flotta ottavianea guidata da Agrippa. Probabilmente Tario fu poi utilizzato da Ottaviano in altre campagne a noi ignote…
  2. B) carriera sotto Augusto – Tario ricompare nelle fonti nel 17 a.C. in Macedonia con il titolo di pro praetore, misterioso in un’epoca in cui i governatori provinciali avevano il titolo di proconsole o di legatus Augusti pro praetore… pretorio. In questa veste, Tario, fino alla prima metà del 16 a.C., governò la provincia e gli eserciti di Macedonia come anche gli eserciti di Tracia, che guidò in una importante vittoria contro i Sarmati del Basso Danubio, oltre il quale i barbari furono ricacciati. Per questo è possibile che abbia ricevuto da Augusto gli ornamenta triumphalia. Grazie alla sua prodezza militare e all’amicizia di Augusto, Tario fu eletto console suffetto per la seconda metà del 16 a.C.: egli, homo novus, si trovò così alla massima carica dello stato al fianco del nobile Lucio Domizio Enobarbo, parente di Augusto, in sostituzione dell’altrettanto nobile Publio Cornelio Scipione. Sposato…, Tario, grazie ai bottini ottenuti in guerra e alla generosità di Augusto, riuscì ad accumulare una immensa fortuna, tra cui immense proprietà nell’agro Piceno adibite sicuramente alla produzione vinicola, anche se, a causa di speculazioni fondiarie, dovette, nonostante la sua antiqua parsimonia, perderne gran parte con il passare del tempo. Iscrizioni ritrovate in una tomba servile sulla via Salaria attestano anche un gran numero di schiavi di Tario, che si unirono in un collegium funerarium e costruirono per sé la suddetta tomba.

Nota: Per chiarificazione, si riporta, da “Romano Impero” “Sepolcro degli Arruntii (Sepulcrum Arruntiorum) è la tomba di famiglia, liberti e schiavi compresi, di Lucius Arruntius, console nel 6 d.c., composta da tre colombari che furono trovati nel XVIII secolo sul lato sud dell’attuale Viale della Principessa Margherita, a poco più di 100 metri da Porta Maggiore…”.

Tario ebbe verosimilmente un unico figlio, il quale, istigato da altri a raccogliere l’eredità paterna, tentò di assassinare il padre fallendo a causa della sua timidezza. Tario convocò un consilium cui partecipò anche Augusto in persona, che richiese la messa per iscritto delle punizioni proposte dai presenti e (il figlio) affermò dietro giuramento di non voler ereditare i beni di Tario. La votazione, sicuramente influenzata dall’affermazione del princeps, si concluse con il verdetto di esilio per l’adulescentulus: Tario gli scelse come meta la gradevole città di Massalia in Gallia Narbonense (e, nonostante tutto, continuò a sovvenzionare il figlio.   

Nota 1: “Massalia hora chiamata Marsilia (da Geografia Di Strabone, di Greco, trad. da Alfonzo Buonaccivoli, 1562).

Nota 2: esiste una scuola di pensiero che descrive Loro Piceno come penitenziario per i nobili Romani; se fa riferimento a Tario (figlio) si sbaglia di grosso.

  1. C) Ultimi anni: Tario ricompare nelle fonti, sotto Tiberio, all’interno della lista di curatores aquarum, stilata da Frontino come successore di Ateio Capitone, morto nel 22 d.C. La presenza inaspettata e bizzarra di Tario, che sarebbe stato ormai ultraottantenne e preceduto da consolari più giovani, ha indotto Ronald Syme a ipotizzare una corruttela con lacune nel testo del “de aquaeductu”, ripristinando l’ordine consolare, a collocare così Tario come secondo curator aquarum dopo la morte di Messalla Corvino nell’8 fino al 13 d.C., quando evidentemente il consolare morì e fu sostituito da Capitone al 13 d.C., Syme spiegava la corruttela con la possibilità che dopo Capitone fosse diventato curator Vibio Rufo, dal cui cognomen si sarebbe poi generata la confusione nella tradizione del testo. L’ipotesi non è stata però accettata unanimemente dalla critica, in particolare perché gli interventi di Syme andrebbero a modificare pesantemente il testo tràdito mentre si trovano anche altri casi di senatori molto anziani preposti a cariche civili alla fine della loro vita. Segue un lungo elenco di fonti (se ne consiglia la lettura)

I SESTERZI DI TARUNZIO

Historia Mundi Plinio, Trad. L. Domenichini… ed. VE 1844. pag. 781: «molti medici illustri… i Cassi, Calpetani, Arunzii, Albuzii… ebbero dagli imperatori 250 M-S sestertii l’anno di salario»…

Mestieri e professioni a Roma Rossella Frasca 1994; da Plinii naturalis historia: libri xxv-xxxii 1984- Pag.1056… “Arrunzio arrivò ad accumulare 30.000.000 di sesterzi in pochi anni… riuscì soltanto a lui.

Il Piceno Nei Classici – Gabriele Nepi – 2008: traducendo Plinio (da Historia Mundi Naturalis edizione in latino.. M. D. LXXXII. Pag 260 “L.Tarius Rufus infima natalium humilitate, Consulatum militari industria meritus, antiquæ aliâs parsimoniæ, circiter millies H-S liberalitate Divi Augusti congesum, usque ad detrectationem hæredis exhaufit, agros in Piceno coemendo, colendoque in gloriam”.  Traduzione: Lucio Tario Rufo, di vilissimo sangue, avanzatosi per industria militare il consolato, uomo parco, all’antica, consumò, perché nessuna eredità rimanesse al figliolo, intorno a 100 milioni (?) di sesterzi che per la liberalità di Augusto aveva accumulato, comperando campi nel Piceno in farli lavorare più a gloria che a utilità”.

Alcune osservazioni – Non si può negare che Taruntio (o Tario o Aruntio ecc.) abbia svolto importanti attività militari e politiche in Macedonia… non lontano dalla capitale “Pella” si trova la città di Aloros o Aloro, che era un’antica città della regione storica della Bottiea nella Macedonia meridionale…

Da Storia Universale Dal Principio Del Mondo Sino Al Presente (Scritta da una Compagnia Letterati Inglesi – 1765) capitolo “Tavola de’ Re Caldei avanti al Diluvio tratta da Beroso si legge: “Secondo Africano,  Alorus regnò Sari 10 Anni”.  Da Wikipedia: “In passato l’acqua dei monti Voras, Vermio e Paiko, confluiva nel lago Giannitsa e da lì scorreva nel Golfo Termaico. Il Loudias ora raccoglie l’acqua che proviene principalmente dal monte Paiko e la sorgente principale è vicina ad Aravissos” (e se Paiko si assimilasse a Pico?). Tutte coincidenze? Tornando al nostro Aruntio, Tarruttio, Tario ecc., accettato che fu ricchissimo e che coi suoi infiniti “sesterzi” acquistò nel Piceno molti terreni da utilizzare per la viticultura, non si può negare (a priori) che quei terreni possano identificarsi nel comprensorio di Loro Piceno, dove da tempi ancestrali esiste la vasta contrada “Vignali Bagnere”. Certamente la toponomastica non è una scienza esatta ma fornisce informazioni:

nel Dictionarium Ambrosii Calepini Septem lingua-rum 1654, a pag 802 B si legge: “Vinealis est, quod est aptum ad vineam… – GALL: De vignoble, de vigne. – ITAL: Da viti, di vigna. – GERM: Des Rebgarten, oder rebackers. -HISP: Cosa perteneciente à viñas. –ANGL: That serveth for vines.

Ovunque è: adibito alla coltivazione della vite.

Nei testi antichi spesso si elogia la qualità dei vini di Loro Piceno; l’elogio ancora permane con il detto: “Se vai a Loro pòrtate lo pà che lo vì è bono”.

BAGNERE: dal latino balneriae…per Cicerone: Bagni pubblici, luoghi dove si fanno i bagni. (da dizionario latino. 1768).

Per la datazione delle “bagnerae” di Loro Piceno si dovrebbe far riferimento anche alle Tabule Peutingeriane. Si conviene che le varie tabule siano riproduzione (XII-XIII secolo) da un antico stradario dell’intero Impero romano; forse in età augustea.

Tra le “icone” più comuni segnate nelle tavole troviamo: 1) doppia Torre: indica Ville fortificate, luogo di ristoro in cursus pubblicus; Mansiones (luoghi di tappa ufficiali).  2) ad aquas: indica un centro termale (secondo Bosio 1983) e anche luoghi di tappa ufficiali, caratterizzazioni curative o termali (Levi e Leviti 1978).

Nella mitologia antica le Ninfe sono considerate geni di fonti, fiumi, laghi, fontane, pozzi, sorgenti, ruscelli e foreste. A Loro Piceno, in contradaVignali Bagnere, nascosto tra molte piante, sopravvive un Ninfeo.

Nella Statistica del Regno d’Italia 1868 in “Acque minerali” a pagina 44 cita: “Bagnere, collocata tra Loro Piceno e Mogliano”!

A Loro Piceno le località “salsaro” abbondano; la “Gazzetta ufficiale N° 10 del 1903”, codifica le Acque Pubbliche in questo comune: “Torrente Salzaro, Torrente Ete Morto, Torrente Tifa, Torrente Cremone, Fiume Fiastra e il Rio Bagnare”.

Con rio o rivo si fa riferimento a un ruscello originato da acqua sorgiva, come cantano i poeti: Ugo Foscolo – “Tu sol mi ascolti, o solitario rivo, / Ove ogni notte Amor seco mi mena;

Leopardi (Alla Primavera): “Giá di candide ninfe i rivi albergo … fûro i liquidi fonti Arcane danze…”.

Nazzareno Graziosi

11 novembre 2024

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti