La spada

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Dall’inedito “Caravaggio e le ombre

dell’anima” di Matteo Ricucci

 

caravaggio-la-buona-venturaSi sa che un’altra dote Michelangelo Merisi manifestò con precocità: l’uso della spada che maneggiava con destrezza e che sarà quindi, nel bene e nel male, la fedele compagna della sua vita. Per quanto riguarda questo aspetto, si sa che alcuni suoi parenti furono fonditori di metalli e fabbricanti di belle spade, ammesso che si possa mai parlare di bellezza a proposito di arnesi forgiati per uccidere e che una spada in famiglia c’era e faceva mostra precisamente in casa dello zio Francesco Merisi, alla cui morte finì in mano al giovane Michelangelo. L’amore per quell’arma è manifestato dalla sua reiterata apparizione nelle sue tele (“Vocazione di San Matteo”, “Davide con la testa di Golia”, “La Buona Ventura”, “Giuditta e Oloferne”, “Salomè con la testa del Battista”, “Il Martirio di San Matteo”, “Santa Caterina d’Alessandria”). In questi ultimi tempi, anche grazie alla liberale decisione delle autorità vaticane, sono stati messi a disposizione dei ricercatori numerosi documenti relativi alla vita romana del suddetto pittore. Egli, verso la fine del XVI secolo, forse nel 1592, all’età di vent’anni circa, arrivò a Roma dalla natia Lombardia con l’esperienza d’un giovane apprendista dotato di mille idee per svecchiare il manierismo post rinascimentale. Nella storia del pensiero umano accade che, a un movimento di idee nuove, segua poi una fase di stanca che reitera esperienze già fatte, imponendo così la necessità d’un cambiamento, ma nessuno sa da quale angolo dell’universo pioverà l’innovatore. Il giovane Merisi sviluppò il suo genio in un’epoca davvero difficile, piena di violenza e di sopraffazione, di scismi religiosi e di scontri sociali, di coriacea difesa di vecchi dogmi religiosi, scientifici e di lotte contro le moderne istanze dello sperimentalismo industriale che apriva nuove vie per la comprensione di antiche e di moderne teorie intorno all’assetto dell’Universo misterioso. Assertori di tali nuove teorie furono Telesio, Tommaso Campanella, Giordano giuditta-e-oloferneBruno, Copernico, Keplero, Guidubaldo del Monte, Galileo Galilei e tanti altri, molti dei quali subirono persecuzioni, torture, processi infamanti e anche morte per fuoco su pire, alte come cattedrali, da parte d’una Chiesa Cattolica, sospettosa e chiusa a riccio contro ogni segno di novità. Il sangue, quindi, in nome di Dio, scorreva a fiumi anche per l’Europa tutta, dilaniata dalla contestazione del domenicano Martin Lutero, insofferente ai lacci dogmatici della Chiesa di Roma. A tutto ciò si aggiungano i deliberata controriformistici del Concilio di Trento il quale cercò di mettere una toppa all’imprevidenza d’un Vaticano, fino a quel momento, godereccio e distratto. Questo coacervo di interessi pubblici e privati, scatenò una ridda di passioni politico-religiose che disarticolarono il tessuto sociale fino al punto della totale scomparsa di ogni certezza di diritto e di ogni tutela del privato cittadino. Fu, tutto ciò, una boccata d’ossigeno per il Tribunale della Santa Inquisizione che sguinzagliò, per l’Europa tutta, i propri neri segugi dal fino odorato a caccia di eretici, veri o presunti.

continua

 

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