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tratte da “Dicerie popolari marchigiane”

di Claudio Principi

 dicerie popolari

Perdite gravi

Il fattore Andrè de ‘Chilli emise una inappellabile sentenza nei confronti di un tale che da un paio di anni aveva perso la moglie e che stava per convolare a nuove nozze. Sul fatto alcune persone stavano facendo commenti: alcuni criticavano quel vedovo e altri si dimostravano tolleranti e comprensivi. Fu chiesto ad Andrè che ne pensasse e lui così si espresse: “Lu véduvu, quanno se respusa, vur dì’ che dopo avé’ pérso la moje ha pérso pure la memoria e tutt’e ddue adè pèrdete grosse! (Il vedovo, quando risposa, vuol dire che dopo aver perso la moglie ha perso anche la memoria, e tutte e due sono perdite gravi!).

 

Il ritardo di Andrè

Sempre Andrè de ‘Chilli, che amava burlare la gente raccontando meraviglie sulla potenza della sua vista, se ne andava anche in cojonerìe, cioè in uscite amene di ogni genere. Una volta, giunto in ritardo a un appuntamento, per giustificarsi, tra lo sconcerto generale, se ne uscì serio dicendo: “Me s’è ffatto tardo perché so dduvuto dà’ la carga a due o trecendo ‘reloji!” (Mi si è fatto tardi perché ho dovuto dare la carica a due o trecento orologi!).

 

La vista di Andrè

Andrè, da cacciatore, metteva a confronto la sua vista acuta con quella della palomma (colombaccio) o de lu stornarolu (piviere). Le sue ironiche scenette avvenivano a Porta Sajano, da cui si scopre un vasto panorama. Andrè s’inseriva in un crocchio di persone che lì sostavano e guardando al Monte Conero diceva: “Và, và…su ‘n gima a lu Monde de Nangona come se la fa tranquilla la pisciata, cullù..!” (Guarda, guarda sulla cima del Monte di Ancona come se la fa tranquilla la pisciata quel tale!). Chi non lo conosceva chiedeva: “Ma perché, tu da ècco cavi a vvedeé’ unu che piscia sopra lu Monde de Nangona?” (Ma perché, tu da qui riesci a vedere uno che piscia sopra il Monte di Ancona?). E Andrè, scandalizzato: “No’ mme venàte a ddì’ che vvuàtri no’ lu vedéte..! Ma po’ sta’? Guardate vène… e sbrigateve, sinnù la pisciata funisce e non vedete un gazzu!” (Non venitemi a dire che voi non lo vedete! Ma può essere? Guardate bene… e spicciatevi, altrimenti la pisciata finisce e non vedrete un… cavolo!). Di Andrè si diceva: “Quillu che le vuscìe je scappa dall’occhj!”

 

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