Uno scopino di un certo paese delle Marche centrali, che era – come si dice – un paccaóssu, cioè un babbeo, aveva una moglie che, notoriamente, concedeva con facilità le sue non eccelse grazie. E come spesso succede, lo sapevano tutti eccetto il marito, quel paccaóssu dello scopino. La donna, anno dopo anno, rimaneva incinta e lo scopino, che si ritrovava con tutta una pipinara e che sempre più si preoccupava per l’indesiderato incremento della prole, un giorno ebbe modo di far presente al suo vecchio medico questo suo assillo, e così concluse il suo dire: “Médecu mia, quella móje mia, postà che non c’è vèrsu de non falla rmané ‘nginda? …È rròbba che vasta a mmétteje sópre le caze e gghjà ce rmane! …Me devi crede, che io ce staco tand’attèndi!” (Medico mio, quella moglie mia, può essere che non ci sia verso di non farla rimanere incinta? …È roba che è sufficiente posarle sopra i calzoni e già ci rimane! …Mi devi credere, davvero io ci sto tanto attento!). Rispose il medico: “Adè quill’atri che non ge sta ‘ttèndi!” (Sono gli altri che non ci stanno attenti!).
19 novembre 2018
