Nuova scoperta: ennesimo viaggio improbabile di Carlo Magno

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Siamo in un periodo febbrile, in cui rivedono la luce importanti tracce ed elementi a conferma della ipotesi, sempre più vicina a teoria, che il centro del mondo medievale si trovasse nel Piceno. Importante approfittarne, prima che si impongano censure e torni l’oblio su questa magnifica storia.

 

Un libriccino di otto pagine

Un piccolo volumetto è stato scovato su Ebay, uscito sicuramente da qualche vecchia catasta di libri di famiglia dei quali un qualche erede senza sufficiente spazio e ancora meno consapevolezza, avrà voluto disfarsi. Si tratta di un libriccino, di sole 8 pagine, così discreto e invisibile da essere sfuggito alla damnatio in quegli anni – il 1800 – in cui i dubbi forse sorsero, ma la politica e il Vaticano li seppellirono in fretta, riscrivendo la storia d’Europa che oggi si studia a scuola, appassionando, forse, solo gli studenti d’oltralpe. Il libriccino parla di un dubbio scaturito nella mente di uno studioso attento: non accontentandosi di scorrere le pagine e fissandosi gli eventi descritti in mente così come erano scritti, s’incaponì a voler capire il come, il dove e il quando.

 

La datazione di un semplice avvenimento

Ebbe a disposizione tutti i libri degli storici più autorevoli, eppure discordi nel datare un semplice avvenimento: l’anno in cui Carlo Magno scese in Italia dalle fredde Germanie, assediò re Desiderio a Pavia per sei mesi, e durante questo assedio, o forse alla fine, andò a Roma dal Papa per la Pasqua. Questo studioso, tal Umberto Sorrentino (del quale non abbiamo trovato altre notizie), non poteva immaginare che spostando semplicemente i luoghi avrebbe risolto l’enigma senza scervellarsi su decine di fonti, e avrebbe compreso cosa realmente ci fosse dietro i suoi dubbi, gli stessi e ancora più grossi sollevati oggi dai posteri cui dedica il suo scritto.

 

Il fatto: quella venuta di Carlo Magno

I biografi, basandosi su riferimenti precisi, ma esigui, ricostruirono questa venuta in Italia dalla Germania, in inverno, di Carlo Magno nel 773, e la disfatta di Desiderio – con incoronazione a Re di Carlo – nella primavera del 774.

Ma Sorrentino, sulla base di diplomi e donazioni, documenti riportati anche dal Muratori, deduce chiaramente che Carlo si trovava già in Italia nel 772, si recò a Roma nell’aprile del 773, girò per Farfa e Spoleto, dove firmò documenti in agosto e settembre, poi tornò in Germania, formò l’esercito, ritornò in Italia, assediò Papia (nome antico di Pavia) per sei mesi e tornò infine a Roma per la Pasqua del 774, il 18 di aprile, forse mentre ancora era in corso l’assedio.

 

Un viaggio inverosimile!

Quindi riassumendo in parole povere: Carlo venne dalla Germania, andò a Roma, Farfa, Spoleto, tornò a casa sua in Germania, quindi un messo da Pavia va a Roma ad avvisare il papa del pericolo longobardo, riparte un messo da Roma fino ad Aquisgrana in Germania per avvisare Carlo, il quale prepara un esercito di 100.000 soldati con carri, armi vettovaglie e parte di nuovo per l’Italia, in inverno, qui assedia Desiderio, poi va ancora a Roma!!! In quanti mesi? Se, invece, più semplicemente Carlo fosse stato in Italia, nella Aquisgrana Picena, questi giri diventerebbero verosimili, anche senza toccare il tasto “Pavia”, che ucronicamente non è quella lombarda, ma quella Fermana.

Il testo del Sorrentino merita di essere trascritto integralmente, per dargli la visibilità che merita e che, forse, non ha mai avuto.

 

La trascrizione integrale del volumetto

 

Umberto Sorrentino

“La vera data della venuta di Carlo Magno in Italia”

Napoli, stabilimento tipografico F.lli Ferrante,

 vico Tiratoio 25 – 1892

Leggendo varie storie d’Italia e di Francia del Medio Evo, riscontro molte contraddizioni cronologiche, specialmente nella successione dei papi e nei fatti principali, che si riferiscono ai seguenti personaggi: Leone Isauro, suo figlio Costantino e suo nipote Leone IV; Arioaldo, Rotari, Radoaldo, Ariberto, Grincoaldo, Liutprando, Ildebrando, Rachis, Astolfo, Desiderio; Carlo Magno e i suoi successori; gli Ottoni ed Errico lo Zoppo. Se isolatamente trattando la biografia di un personaggio storico l’errore di un anno in più o di un anno in meno non porta grave pregiudizio, studiando invece la storia della vita di popoli, questo errore arreca danno gravissimo all’accordo sincronico. Un fatto avvenuto contemporaneamente a un altro segnato prima o dopo può falsare interamente il giudizio del filosofo, prestandosi a dubbie e diverse interpretazioni. In uno studio che sto completando sulle condizioni d’Italia al tempo dei Carolingi, la data dell’invito fatto da Adriano I a Carlo di scendere in Italia, e della venuta del re franco falsata solo di un anno fa cambiare in gran parte la critica storica, che su certi avvenimenti contemporanei si può fare. Attenendosi con mia meraviglia degli illustri autori alla data ch’io riscontro meno esatta, pubblico questi appunti allo scopo di farli leggere a coloro che, più competenti di me, possano esprimere il loro giudizio, e possibilmente farmi ricredere, per potere con passo sicuro proseguire i miei studi; credo però di non poter essere smentito, dovendomisi dimostrare la falsità dei documenti, a cui mi attengo. Premetto un accenno degli autori, che segnano la data inesatta. Il fiorentino Girolamo Bardi nella sua Cronologia (Tipi di Giunti di Venezia, 1881, parte III) segna la venuta di Carlo Magno nel 773 e la presa di Pavia nel 774. Il monaco di San Gallo riportato da L. Menin nella sua opera “Il costume di tutti i tempi” scrive: “..nell’aprile del 774, assediando Carlo già da sei mesi la nobile città di Pavia ecc.” Il barone Henrion nella Storia Universale della chiesa (Tradotta in italiano. Tip. Minerva Ticinose, Mendrisio 1819) occupa parecchie pagine a descrivere il primo ingresso di Carlo Magno a Roma, e a queste pagine al margine segna l’anno 774. Cesare Baronio (Annales Ecclesiastici. Venezia: Basilii e Tivani 1711 volume IX, p.277) scrive: “…Qui sequens incipit annus Redemptoris septingetesimus septuagesimus tertius, Indictione notatur undecima, quo laborans  Hadrianus Papa infestazione Desideri Regis Longobardorum, legationem misit ad Carulum Regem Francorum etc.” Prosegue accennando ad un’altra ambasceria da Adriano mandata a Carlo nello stesso anno, e poi: “…Septingentesimo septuagesimo quarto an:… Carolus Magnus Romam venit.” Il francese I. De Muller (Istoria. Paris. Cherbuliez e C.ie 1835, v. 2°, p.239) afferma pure: “Dans le 774 ap. I C. Charles se rendit à les sollecitations du pontife, et fit résoudre la guerre dans une assemblée des seigneurs francs qu’il convoqua à Genève.” M.N. Bouillet (Didier, dernier roi del Lombards. Paris 1859): “…, le pape Adrien, qu’avait appelé Charles (en 773) etc.” Il Pagi, La cointe, Mabillone, Fleury, Calmet, Assemani e Grimaldi citati dal sacerdote Di Meo nella sua Cronologia (Napoli, Stamperia Simoniana 1785) sono di accordo nel credere che l’assedio di Pavia, durato sei mesi, terminasse nella primavera del 774. Nei Fasti Universali (Pubblicati nel 1836, autore anonimo dall’editore G. Antonelli in Venezia) è riportato nell’anno 773 l’invito fatto da Adriano a Carlo di scendere in suo soccorso. Cesare Cantù (Storia degli Italiani cap. LXVIII) segna l’anno 773 tanto quando parla dell’invito fatto a Carlo dal papa, tanto quando accenna alla riunione dei grandi del regno franco a Ginevra. E l’illustre storico dell’università di Bologna, F. Bertolini, scrive : (Storia della dominazioni germaniche in Italia, Milano, Vallarei V.2, parte XVIII) “…durava già da sei mesi l’assedio (di Pavia), né v’era speranza che la città si arrendesse in breve tempo.” – “…nell’anno 774 la Pasqua cadeva ai 3 di aprile e Carlo deliberò di recarsi a festeggiarla in Roma.” Fin qui gli autori che ho riscontrato, colla loro autorità, farebbero credere che Carlo Magno fosse invitato a venire in Italia nell’anno 773; che terminasse di assediare Pavia nell’anno 774 in primavera; che durante l’assedio, alla Pasqua che cadeva ai 3 di aprile, si recasse a Roma; ma io con documenti spero di dimostrare: 1° che Carlo ricevette l’invito del papa nel 772; 2° ch’egli scese in Italia nell’autunno del 772, e cominciò ad assediare Pavia nel dicembre dello stesso anno; 3° che Carlo andò a Roma nella ricorrenza della Pasqua del 773, che allora cadeva il 18 di aprile. Il citato Di Meo, dicendo che Paolo Diacono trovavasi in Pavia durante l’assedio, lo rende un testimone degno di fede più dello stesso Anastasio, il quale racconta fatti e non precisa date. A pag. 91 (Citato Di Meo) Paolo Diacono: “Civitatem, simulque et Desiderium Regem, atque cunctos, qui cum eo erant, comprebendit, sua eque potestati subjugavit, dominaus Italiam a D. I. Septingentesimo septuagesimo tertio.” Dunque Pavia fu presa nel 773, e siccome tutti gli autori sono di accordo nel fissare a sei mesi la durata dell’assedio, e in tempo di inverno, si deduce che Carlo venne in Italia alla fine del 772. Questo solo documento non basta, perché di fronte a tanti autori che segnano date diverse uno solo non forma autorità sufficiente per affermare la contraddizione. Il Muratori negli Annali d’Italia segna la venuta di Carlo Magno nell’ottobre del 773, e la fine dell’assedio di Pavia, durato 6 mesi, nel 774; nei documenti che riporta ci ha dato modo di accertarci della vera data in questione. Infatti Riccardo Cluny (Cronaca del Muratori, diss.57) scrisse: “Carolus regnare coepit anno D.I, 768. Hic quarto regni sui anno subegit Italiam” che vuol dire essere Carlo entrato in Italia nel 772. Attesta Anastasio, e in ciò sono tutti gli autori di accordo, che gli spoletini, mentre Carlo assediava Pavia, si diedero al papa, e che questi dette loro per duca Ildebrando, il quale fu poi riconfermato da Carlo fatto re, nel 773 mese di agosto. Che Ildebrando fosse confermato duca nel 773 si rileva dai documenti della carte di Farfa pubblicati dal Muratori. La donazione d’Ilderico fu scritta nel dicembre, anno 14 di Carlo e 14 di Ducato d’Ildebrando, 10 indizione, ch’è il 786. Era dunque il 1° anno di Carlo e 1° di Ildebrando nel dicembre del 773, ciò che dimostra essere stata a quest’epoca già presa Pavia. La donazione di Romunaldo fu nel settembre, anno 13 di Carlo, 13 del ducato d’Ildebrando, indizione 9, che è il 785. Era dunque già Carlo re d’Italia e Ildebrando duca nel settembre del 773. Altro diploma d’Ildebrando fu fatto nel mese di agosto, anno 14 di Carlo, 14 del ducato d’Ildebrando, indizione 9, ch’è l’anno 786, da cui si rileva che Carlo era già re ed Ildebrando duca nell’agosto del 773.

Il Lagnille (Paris 1768) pubblicò un diploma di Carlo alla chiesa di Argentina: Anno D.I.DCCLXXIII Indizione IX anno regni nostri (in Francia) V. actum romae, ipso Papa Adriano sedente in sede sua. Datum Romae XIV Kal. Maji. Basterebbe questo solo documento per dimostrare che Carlo era già a Roma ai 18 di aprile del 773, e che fu giusto il giorno di Pasqua, e l’indizione XI, e l’anno V del regno di Francia, (non poteva essere re d’Italia perché durava allora l’assedio di Pavia). È vero dunque che Carlo scappò a Roma, come dice Anastasio, durante l’assedio di Pavia, e che vi si trovò di Pasqua, ma nella Pasqua del 18 aprile corrispondente all’anno 774. Tutti gli altri documenti pubblicati dal Muratori si accordano in queste date, e nessuno mettendo in dubbio che l’assedio di Pavia sia durato oltre sei mesi, si deduce che l’invito fatto da papa Adriano I a Carlo di scendere in Italia, e l’effettiva venuta di questi non poteva avvenire che verso la fine del 772. Se i documenti pubblicati dal Muratori non sono apocrifi, basteranno per stabilire la certezza cronologica della venuta di Carlo Magno in Italia, dell’assedio di Pavia, e della fine del regno dei longobardi.

 

Povero Carlo quanti giri avanti e indietro, senza aereo, senza treno, senza macchina… però… se fosse stato a San Claudio gli sarebbe bastato un cavallo…

Simonetta Borgiani

6 gennaio 2020

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