Continua la sbirciata dietro le quinte del laboratorio tecnico della maceratese Multisat. Il tecnico Fabio ci racconta tre aneddoti accadutigli negli anni Ottanta, essi ci dimostrano com’è cambiata la società.
Le 5 uova – I primi anni di attività andai a casa di clienti anziani per riparare un televisore in bianco e nero, tra i primi col telecomando. Mi accolse la signora che disse al marito: “Tu vai dove devi andare, lo sai” e mi accompagnò di sopra a riparare il TV. Nel 1985 c’era il diritto d’intervento di 5.000 lire, finita la riparazione stavo compilando il foglio di lavoro, per chiedere il diritto di chiamata, quando si ripresenta il marito portando delle uova. La donna mi disse: “Queste sono per te, cocco”, e io in quella occasione non ebbi il coraggio di chiedere il denaro spettante. Ritornato a casa mia moglie mi chiese: “Che hai?” Risposi: “Questa è una paga, mi hanno dato cinque uova. Soltanto che sono costate 1.000 lire l’una. Al posto di 5.000 lire mi hanno dato cinque uova!”.
Pane e prosciutto – Un altro episodio è accaduto in un paesino dove, a differenza delle città, i comportamenti erano e sono ancora diversi. Andai a Piè Casavecchia Alto, d’inverno, con la neve. In basso l’auto si fermò, non andò più avanti quindi mi caricai di tutte le valige e andai su, arrivai a casa del cliente verso le 9:30-10:00 del mattino. In quella famiglia stavano facendo colazione e mi dissero: “Vuoi un po’ di pane col prosciutto?”, io accettai. Ci offrivano da mangiare, ci trattavano molto bene ed erano riconoscenti per il servizio che si dava. Oggi invece non accade più, se non sporadicamente in qualche zona di campagna o di montagna, nelle città non c’è più questo modo di approcciarsi.
La garanzia – Sempre negli anni Ottanta, nelle garanzie c’erano dei bollini che bisognava ritirare per farsi pagare dalle aziende costruttrici. Arrivai a casa di una cliente, eseguita la riparazione chiesi alla signora: “Mi dà la garanzia?” lei mi rispose: “Ma sa, la garanzia non vorrei dargliela così non si attiva”. Ma sulla garanzia c’erano scritte sia la data di acquisto con il modello che la matricola. Rispose la donna: “Io pago le 25.000 lire”. Le feci la ricevuta e lei pagò. Trascorsero un paio d’anni e quel televisore si ruppe di nuovo, la garanzia allora era di un anno, la cliente chiese un intervento a domicilio. Recatomi a casa eseguii la riparazione. La donna mi presentò la garanzia dicendo: “L’altra volta non l’avevamo fatta partire”, obiettai: “Sulla garanzia c’è la data di acquisto con il modello e la matricola e adesso il televisore è fuori garanzia e lei deve pagare un’altra volta!” La cliente si trovò a non usufruire della garanzia, perché la prima volta sperava di avere un’agevolazione in futuro”.
Il capro espiatorio – Prima, quando ci si recava a casa le persone erano riconoscenti per il servizio dato, nonostante dovessero pagare. Oggi tutto è dovuto, vogliono “tutto e subito” e, a volte, riceviamo insulti perché il televisore non funziona, ma la colpa è delle case costruttrici, noi facciamo solo assistenza. Con qualcuno se la devono prendere… e in quel caso il capro espiatorio siamo noi.
L’obsolescenza programmata – All’epoca anche dopo 10, 12, 15 anni si riusciva a riparare i televisori, gli Hi-Fi; oggi dopo 4-5 anni si rompe un televisore, un piccolo elettrodomestico e quando si va a richiedere il pezzo si riceve un “ricambio non disponibile” perché obsoleto. Per noi è diventato difficile eseguire le riparazioni; quindi un ammasso di roba va in discarica, mentre molti apparecchi potrebbero essere riparati con poca spesa. Andiamo a vedere meglio questo problema della nostra società postindustriale. Da alcuni decenni i consumatori si sono accorti che gli elettrodomestici e i dispositivi elettronici non durano più come una volta. Ma sono pochi anni che l’obsolescenza programmata è salita ai disonori della ribalta. Le aziende sanno bene la durata dei loro prodotti e da diversi anni hanno scelto la strategia della durata limitata per accelerare artificiosamente il loro ricambio, costringendo il cittadino a fare nuovi acquisti. Infatti, alcuni riescono a malapena a “resistere” i canonici 24 mesi di garanzia. Sono stati stimati in cento miliardi di euro i danni ai consumatori europei costretti a sostituire in breve i prodotti da loro acquistati. Se l’invecchiamento precoce ha indubbi vantaggi per i produttori, per consumatori, collettività e ambiente il danno è sicuro. In Francia, nel 2016, è entrata in vigore una legge che considera reato ridurre volutamente la durata di un prodotto. Considerato che uno sviluppo illimitato è insostenibile per il pianeta, le cui risorse sono limitate, anche la legislazione dovrebbe indirizzare la crescita combattendo la cultura degli sprechi e il modello consumistico, ormai insostenibile. Secondo Altroconsumo di settembre 2019 il 50% degli italiani non ripara un grande elettrodomestico e il 36% rinuncia a riparare un dispositivo Hi-Tech per gli alti costi. Non tutti vorrebbero gettare via e sostituire i loro dispositivi e apparecchi dopo solo due anni ma sembra che il 77% preferirebbero ripararli. Qualcosa si sta muovendo.
Aspettando la nuova direttiva europea – Quando sarà applicata la direttiva europea sull’Ecodesign, sulla progettazione ecocompatibile, l’industria dovrà costruire prodotti smontabili e riparabili. L’allungamento della durata e della relativa disponibilità dei ricambi ridurrà conseguentemente i problemi dello smaltimento di enormi quantità di elettrodomestici e RAEE. Si potrà godere del diritto alla riparabilità e la disponibilità di ricambi sarà dai sette ai dieci anni. Ci sarà l’estensione della garanzia legale da 2 a 5 anni, disponibilità dei ricambi per un periodo più lungo, grazie a standard minimi di durata. In Francia voglio adottare delle etichette con le indicazioni sulla durata, la robustezza e la reperibilità di ricambi dei dispositivi elettronici e degli elettrodomestici. I produttori dovranno rendere disponibili i ricambi dai cinque anni per i piccoli dispositivi, ai dieci anni per i grandi elettrodomestici. Anche in Italia c’è un disegno di legge per combattere l’obsolescenza programmata. Se si riuscirà a far applicare alle case costruttrici questa inversione di tendenza sarà una boccata d’ossigeno per noi e la Terra, con riduzione di CO2 e inquinanti vari nell’ambiente. Migliorerà anche il lavoro dei centri di assistenza specializzati, di cui abbiamo raccontato.
Eno Santecchia
29 febbraio 2020