Rolando Sensini, personaggio degli anni belli di Macerata

Il nome non significherà molto per quanti abbiano seguito distrattamente – negli anni ‘80/90 – le vicende della vita cittadina maceratese, connesse con il mondo all’Arte con la A maiuscola. Ma basterà, a questo scopo, rievocare per un attimo alcuni luoghi e personaggi inconfondibili.

Il luogo – Anzitutto il posto: un portoncino cinquecentesco, che immette in un locale, in fondo al corso della Repubblica, attualmente occupato da una boutique di moda e facente parte, in epoche passate, della sacrestia della adiacente chiesa di San Filippo. Ne testimoniano la destinazione le piccole vele del soffitto, con un puttino alato al centro.  

La persona – Quindi la persona: un uomo di taglia robusta in abito blu, il viso ornato da un autorevole paio di baffi, i capelli nerissimi, folti e lustri di brillantina, la sigaretta perennemente accesa. Così si proponeva Rolando Sensini, titolare della Galleria del Corso o, per meglio dire, il Commendator Rolando Sensini, esuberante, espansivo, sempre pronto alla battuta salace e sardonica, l’espressione del viso aperta e ironicamente ammiccante.

Gli amici – La sua cordialità era testimoniata da un afflusso continuo di amici ed estimatori, a ogni ora del giorno, specie nei pomeriggi nebbiosi quando non si aveva la possibilità di fare i fatidici quattro passi (le vasche) lungo l’arteria principale del centro… E cito tra i frequentatori di questo “cenacolo” umanistico: il ragionier Ciccarelli di Morrovalle, consulente del lavoro il quale, ogni volta che saliva a Macerata, provvedeva a prelevare da casa il Commendatore con una solenne bianca Mercedes per poi accompagnarlo in centro: “l’autista”, lo chiamava il Sensini con affettuosa ironia. Oppure il Colonnello/Comandante la Stazione  dei Carabinieri (l’attendente), uno dei clienti più assidui, grande narratore di barzellette specie sui suoi subalterni, il Prefetto di Macerata, il Questore, il Provveditore agli Studi, il dottor Panzacchi, direttore della allora Cassa di Risparmio, ideatore del museo d’arte di Palazzo Ricci (l’usciere), l’ingegner Arrà (la cucchiara), l’avvocato Parisani (lu cancelliere) il professor Ascenzo Montebovi, direttore didattico e sensibile poeta, il professor Tamburri, scrittore e saggista, il dottor Morelli direttore amministrativo dell’Università (lu bidellu), il Generale Pedretti, dell’Aeronautica (l’aviere scerdo), Angiulì Torresi, Libero Paci, Virgì Bonifazi, Nello Biondi… Ricordo un signore alto, allampanato con baffi, che preannunciava la sua presenza emanando un persistente aroma di aglio, ortaggio – diceva – di cui faceva largo uso per prevenire l’alta pressione o altre malattie cardiocircolatorie. Sensini l’aveva battezzato fior di loto”

Gli appellativi – Ognuno veniva  identificato con un preciso fulminante appellativo, signorilmente sottoposto all’approvazione dell’interessato, prima di essere divulgato. Così come la persona poco stimata o caduta in antipatia, veniva definita “quell’insetto”, o il bus di linea, di cui il Commenda faceva uso in ogni stagione dell’anno, abitando nei pressi della Chiesa di Santa Croce, era da lui definito “lu cellulare”.

Il centro di cultura e… non solo – Rolando Sensini amava le cose belle e preferiva attorniarsi di menti pensanti, con le quali conversare in assoluta libertà e alle quali offriva la sua modesta galleria come stabile punto di approdo. Dopo la sua scomparsa (e quella di tanti altri dopo di lui!) avvenuta nel 1989, qualcosa si è improvvisamente rotto, è come tramontata un’epoca, si è disgregato un centro di cultura, di cui in pochi si erano accorti. Nei pomeriggi di inverno, alle disquisizioni letterarie, ai commenti di politica, alle chiacchiere stracittadine, si alternavano interminabili partite a scopone o a tresette, la cui posta in palio era l’aperitivo offerto dalla coppia perdente al bar lì accanto… In date prefissate c’erano le riunioni conviviali del Panathlon Club, di cui Sensini era segretario, o le memorabili “pizzate” con gli amici, sui colli di San Severino. 

Gli artisti – Si organizzavano spedizioni – a esempio – a Fermignano a trovare Walter Piacesi, artista della grafica e grande amico del nostro Rolando. Oppure a Recanati ad ossequiare il pittore Cesare Peruzzi, il quale, venendo a Macerata  nelle rare occasioni in cui era d’obbligo la sua presenza, non rientrava al  suo “borgo” senza prima aver fatto una capatina per il Corso a porgere i suoi omaggi all’amico ed estimatore Sensini. Andammo più volte da Arnoldo Ciarrocchi, altro prestigioso artista marchigiano, nella sua residenza di Civitanova, sui colli dell’Asola, accolti sempre con cordialità e chiassosa simpatia.

Gl’interessi – Quanti hanno conosciuto Sensini e lo hanno frequentato non potevano ignorare  i suoi interessi enciclopedici, identificabili in ricche collezioni di cose rare, come le cartoline illustrate con disegni e testimonianze di amici artisti; i francobolli, gli autografi di uomini di Stato di tutto il mondo, di musicisti, di cantanti, di personalità della cultura, di alti Prelati, o di rappresentanti del mondo della scienza, con i quali intesseva rapporti non solo epistolari. E le monete (alcune introvabili) o le bolle pontificie, gli orologi d’epoca, di ogni tipo e marca, i mobili di antiquariato che impreziosivano il suo appartamento, divenuto troppo stretto per contenere tanta roba. 

Il sancta sanctorum – Ricordo il salotto/studio, amorevolmente definito il sancta sanctorum, che ebbi l’onore e il privilegio di visitare in più occasioni. Le pareti erano letteralmente coperte fino al soffitto di disegni, tele, quadri, attestati di benemerenza, diplomi di appartenenza ad Accademie di prestigio ecc. A chi gli chiedeva come fosse riuscito a raccogliere tanto materiale così prezioso, rispondeva argutamente, storpiando lingua e grammatica: “Cosa vòi che ti dissi…”.

Il critico e mercante d’arte – Appassionato critico d’arte, ha contribuito a far conoscere al pubblico molti artisti provenienti da più parti d’Italia, con l’istinto dello scopritore e il vero animo del mecenate. Non badava a concludere l’affare, non pretendeva l’immediato pagamento del pezzo che riusciva a vendere, fidando sulla onestà e correttezza del cliente. Il più delle volte concedeva l’uso della galleria senza pretendere alcun compenso. Odiava registri e registrazioni di cassa. Gli accordi avvenivano più sulla parola che non con formule scritte.

Il poeta – Fu anche sensibile autore di versi in lingua e nel vernacolo di Treia (sua cittadina di origine) ed ebbe a conseguire numerosi premi e per la poesia e per la stesura di testi di canzonette, specie in collaborazione con il maestro Latini di Potenza Picena, anch’esso scomparso anni fa. Nel disegnare questo breve profilo di Rolando Sensini, pur nella arida elencazione di concittadini noti a tutti, ho cercato intenzionalmente di evitare gli accenti retorici e commemorativi di una figura del tutto particolare che, comunque, resta nel cuore e nella memoria di quanti lo hanno avuto in confidenza, per la spontaneità e la correttezza del rapporto che sapeva instaurare. Un umanista fuori del tempo e un gentiluomo vecchia maniera, ma soprattutto un amico leale e sincero che sapeva sorridere anzitutto di se stesso e, in più, possedeva la rara capacità di riuscire a far sorridere gli altri con la naturalezza dei suoi atteggiamenti o con la pronta battuta dissacratoria.

Goffredo Giachini

da sx Walter Piacesi Goffredo Giachini Rolando Sensini

12 marzo 2020

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