Intervista al tree climber di Grottaccia di Cingoli Elia Savi: potare è un’arte

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Questa conversazione ci aiuterà a comprendere meglio l’importanza di non intervenire sugli alberi con capitozzature e potature mal eseguite. Elia Savi è un giovane arboricoltore, tree-climber, di Grottaccia di Cingoli. Diplomatosi presso l’Istituto Tecnico Agrario di Macerata, ha poi conseguito la certificazione europea ETW, nelle Marche posseduta da soli otto operatori. È membro dell’Associazione Arboricoltori di Monza.

Ci dice qualcosa sulla sua certificazione? – “Specializzarsi nel mio ambito è stato un percorso naturale guidato dalla voglia di conoscere gli esseri viventi con cui lavoro giornalmente; questo mi ha portato a studiare sempre più approfonditamente la fisiologia e la morfologia degli alberi, sperando un giorno di diventare un European Tree Worker (ETW). Questa certificazione europea ottenuta da me nel 2013 è una certificazione volontaria in cui si attestano le conoscenze e le abilità dell’operatore nell’ambito dell’arboricoltura urbana con un esame impegnativo e selettivo; quindi a livello personale è stato molto gratificante e stimolante poter essere tra i pochi in Italia ad averla”.

Spesso gli Enti locali e i privati acquistano dai vivai degli alberelli i quali messi a dimora non crescono. Oltre ad aver sofferto per mesi in un piccolo vaso, anni fa in un convegno udii che quelle piante hanno radici attorcigliate all’inverosimile e il fittone principale magari è stato troncato. Può spiegare la questione ai lettori? – “Accade spesso che il materiale vivaistico messo a dimora non sia adeguatamente preparato e, come ha accennato, uno dei problemi che si possono riscontrare è la “spiralizzazione” delle radici all’interno dei vasi. Questo accade perché non vengono fatti in tempi opportuni i rinvasi delle giovani piante. Un altro problema legato alla lavorazione delle piante in vivaio in pieno campo è che molto spesso non si pratica la potatura delle radici, pratica essenziale per avere una quantità di radici adeguata e di piccole dimensioni nel momento in cui gli alberi lasciano il vivaio. Oltre i problemi della qualità vivaistica si riscontrano anche problemi legati alla progettazione poiché molto spesso vengono scelte tipologie di alberi inadeguate per il sito. Un altro problema da non sottovalutare è il modo in cui gli alberi vengono piantati e gestiti nelle prime fasi della loro vita. Infatti mi è capitato di trovarmi davanti a errori grossolani nella messa a dimora. Uno dei più diffusi è l’interramento del colletto delle giovani piante anche di 20-30 cm questo porta grandissimi problemi all’esemplare e per qualche specie a morte certa. Altro problema possono essere le bagnature inadeguate o addirittura inesistenti nei primi anni dell’impianto e altra cosa di cui si parla poco ma che crea gravissimi danni è lo scortecciamento dovuto al taglio dell’erba con i decespugliatori. Quindi ci sono moltissimi fattori che influiscono nella buona riuscita di un impianto. Sicuramente l’approccio che hanno tante amministrazioni ai nuovi impianti non è dei migliori perché viene programmata solo la parte esecutiva del lavoro e non si fanno programmi di gestione delle alberature per gli anni seguenti, andando incontro a danni sia paesaggistici con piante di pessima qualità e sia economici, perché molti alberi devono essere sostituiti non più tardi di un paio di anni dalla messa a dimora”.

Il pinone di Senigallia

Come mai gli Enti locali spesso affidano la cura del verde a cooperative o a persone senza nessuna competenza specifica né generica? – “Secondo me il problema reale è che le pubbliche amministrazioni non richiedono standard adeguati di lavorazione. Ancora oggi sui prezziari si contempla come potatura la capitozzatura e questa la dice lunga sulla cultura che c’è ma questo è anche dovuto al fatto che in gran parte dei comuni non vi sono uffici, e quindi personale, specifici per la cura del verde e molto spesso sono geometri ed ingegneri che si devono interessare alla cura degli alberi, pur non avendo alcuna conoscenza in tal senso. Anche la popolazione stessa fa fatica a valutare una buona potatura da una pessima potatura; una buona potatura di alberi adulti comporta l’esecuzione a volte di centinaia di piccoli tagli, mentre una pessima potatura si può effettuare pure con tre o quattro grandi tagli. Questo fa capire come noi non possiamo essere competitivi sul prezzo se non ci sono specifiche conoscenze da parte della committenza. Considerando poi che gli appalti si fanno al massimo ribasso senza nessuna richiesta di professionalità si fa subito a trarre le conclusioni”.

Cosa significa potare un albero? – “Quando ti approcci ad un albero non si prendono in considerazione le sue dimensioni ma piuttosto la fase di sviluppo in cui si trova. È più giusto parlare di alberi giovani, adulti o senescenti. In ogni sua fase di vita l’albero ha un metodo di sviluppo ben definito e un buon arboricoltore deve coglierlo in maniera tale da poter assecondare le esigenze dell’individuo. Sicuramente un albero giovane ha come prerogativa quella di crescere in altezza, uno adulto di espandere la sua chioma  e uno senescente di ridurre la massa legnosa. Ecco, questo noi dobbiamo leggere e quindi intervenire per favorire queste lente trasformazioni se parliamo di potatura ideale; ma gran parte delle volte ci troviamo a lavorare con individui erroneamente potati in precedenza, con problemi strutturali, o con problemi radicali e qui gli interventi sono assai più complessi e devono essere fatte attente valutazioni, sia per garantire l’incolumità pubblica sia per mantenere in un buon stato di salute l’albero”.

La quercia di San Marco di Treia

Come considera e pratica il rispetto per lo sviluppo e l’architettura degli alberi? – “Parlando di architettura, l’albero ha degli schemi di sviluppo molto più rigidi di quanto si creda. Questi modelli di sviluppo a volte sono comuni a più specie, quindi con occhio critico ed esperienza si riesce a comprendere la evoluzione futura delle strutture arboree, senza mai tralasciare la valutazione delle strutture legnose che devono presentarsi sane e senza difetti importanti poiché devono garantire la stabilità dell’albero. Rispettare un albero vuol dire lasciarlo esprimere nella sua complessità; troppe volte la paura dettata dall’ignoranza in questo argomento fa modificare le strutture in maniera irreversibile portando gli individui a un lento ma irreversibile declino”.

Alberi importanti da lei conosciuti e potati? – “Negli anni ho curato migliaia di alberi e alcuni notevoli. Il più importante è la quercia di San Marco di Passo Treia un esemplare di roverella tra le più grandi delle Marche con i suoi 6,45 metri di circonferenza. Ho lavorato e abbracciato alberi come il Pinone del cimitero di Senigallia, la quercia di Pierigè di Cingoli, un fantastico agrifoglio del palazzo Tittoni sempre a Cingoli, oltre che aver avuto l’onore di scoprire uno dei tassi più grandi della Regione, nella tassineta di Cingoli”.

Eno Santecchia

Elia Savi

5 agosto 2020

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