Una favola sui laghetti lungo il Chienti: quando uomo e natura entrano in simbiosi

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Negli anni Settanta, durante la costruzione della superstrada Valdichienti, ai cantieri occorrevano moltissime tonnellate di ghiaia che furono scavate lungo il corso del fiume Chienti. Con il passare del tempo quegli spazi vuoti si riempirono con l’acqua dolce filtrata dalle falde creando, negli anni, degli ecosistemi lacustri.

Manutenzione e dragaggio – Quei bacini svolgono anche la funzione di contenimento delle piene del fiume; tuttavia, se non venissero eseguiti sia la manutenzione che il dragaggio periodico rischierebbero di scomparire alla prima piena importante. Come è successo al lago di Mariotti che si è riempito di detriti, scomparendo dopo una piena.

Fauna e flora – Dal punto di vista naturalistico quei bacini raccolgono una varietà di flora e fauna differente da quella fluviale, seppure adiacente, andando a completare l’ecosistema di tutto il territorio provinciale. Ornano quegli specchi d’acqua il pioppo bianco (Populus alba), il salice, la quercia e la tipica vegetazione mediterranea.  Durante la migrazione vi fanno sosta diverse specie di palmipedi e trampolieri, oltre la fauna autoctona composta da faine, donnole, istrici, ricci, scoiattoli, volpi, caprioli, ecc. Anche la fauna ittica è particolarmente ricca di quasi tutte le specie: ciprinidi (carpa, tinca, cavedano, carassio, ecc.) e predatori come lucci, persici trota, luccio perca e altri.

Associazione a salvaguardia – Molto spesso quelle ex cave sono private e lasciate in mano a gente di pochi scrupoli che le usa come discariche o zona di caccia per bracconieri. La soluzione è quella di preservare quei luoghi umidi dedicandogli le dovute attenzioni, con apposite convenzioni. Così ha fatto un gruppo di pescatori sportivi, unendosi in una associazione, dividendo le quote in più persone per affittare uno di quegli specchi d’acqua. Sono stati eseguiti dei lavori di recinzione del laghetto, senza modificare l’ambiente delle sponde. Questa tutela ha fatto sì che il bacino rifiorisse e che nascesse una integrazione, un feeling particolare tra la fauna e chi la salvaguarda.

Le due oche-cigno – Tra quelle che mi hanno colpito di questa simbiosi tra uomo e natura c’è questa che andiamo vedere. È la storia di Mork e Mindy due oche cignoidi vissute per anni in un cortile e destinate… alla padella! I nomi sono stati presi dalla serie TV andata nata negli Stati Uniti e andata in onda anche in Italia tra il 1978 e il 1982. L’oca cignoide (Anser cygnoides) è un uccello selvatico anche allevabile con un portamento regale e fiero, dal bel piumaggio colorato. Un giovane della suddetta associazione ha preso a cuore la coppia offrendosi di ospitarle nel bacino.

L’ambientazione – Per il ricovero di quei pennuti sono state realizzate delle zattere galleggianti, sia per il posizionamento delle mangiatoie, che per questioni di sicurezza. Dopo lo smarrimento iniziale delle oche cigno di fronte a quello che dovrebbe essere il loro ambiente naturale (che loro non avevano mai visto prima), l’istinto di uccello acquatico è prevalso sulle paure e la coppia si è ambientata in poco tempo.

Le oche-cigno e la nutria

La secca e la faina – Purtroppo, passato qualche mese, durante la stagione estiva, a causa dell’irrigazione dei campi il livello dell’acqua è sceso, facendo andare in secca le zattere-ricovero e lasciando le oche in balia dei predatori. Una faina sorprese nel sonno Mindy lasciando il maschio solo e disperato.

La nuova arrivata – Un paio di ragazzi dell’associazione, mossi a compassione dai richiami strazianti di Mork, ha pensato bene di comprare un altro esemplare della stessa specie per fargli compagnia. Non si può immaginare la sua gioia di fronte al nuovo arrivo.

La nutria Molly – Naturalmente l’apporto periodico di alimenti per le oche-cigno ha fatto sì che altri ospiti selvatici, con la stessa dieta alimentare, partecipassero al banchetto. In particolare, la nutria Molly (un esemplare adulto di Myocastor coypus) si è affezionata a Pietro, uno degli associati, fino a istaurare un rapporto di amicizia fatto di gite in barca e di prendere il cibo dalle mani, al punto di richiederne altro, tirando delicatamente i lacci delle scarpe.

Comunità in crescita – Questo ci dimostra come entrando in punta di piedi in un ecosistema si è accettati e col tempo si diventa parte integrante dello stesso. Una buona notizia finale per questa favoletta: acquistate dai pescatori presto si aggiungeranno, a quella minuscola comunità di palmipedi, due giovani oche-cigno provenienti da Cingoli.

Eno Santecchia

30 giugno 2021

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