La prima tappa – La prima tappa, dopo una breve sosta alla Officina Iveco della Sina Carri di Portogruaro per prendere alcuni ricambi per gli Eurocargo, porta la caro-vana a Trieste, Lubiana e Zagabria, poi seguendo la valle della Sava fino alla confluenza con il Danubio a Belgrado. Qui un primo incontro con giornalisti, fotografi, operatori economici e con il capo ufficio affari economici dell’Ambasciata d’Italia. Nulla più ricorda la guerra che ha sconvolto la ex Jugoslavia. I campi sono ordinati, ben coltivati, una agricoltura moderna, tutto il percorso è su autostrada, nuova, moderna, belle stazioni di servizio. Belgrado ha cancellato tutte le distruzioni, stupendo il centro storico, moderni negozi e centri commerciali. La Slovenia fa parte dell’area Euro, ma anche in Croazia e Serbia l’Euro è la moneta corrente accanto alla moneta locale, pagando in Euro si riceve il resto in Euro.
In Ungheria – Da Belgrado si punta verso l’Ungheria, l’autostrada che porta a Budapest passa per Novi Sad, e Subotica, è il corridoio europeo E 75. Poco dopo Subotica c’è il confine. L’autostrada serba fino al confine non è terminata, alcuni tratti sono ancora in costruzione e in questi tratti si viaggia su una sola corsia. Qui purtroppo la limitata velocità dei Porter Piaggio, 50 km orari e la nostra lunga carovana rende difficile il sorpasso e crea delle lunghe code alle nostre spalle. Cerchiamo di agevolare per quanto possibile i sorpassi viaggiando molto distanziati. In Ungheria l’autostrada è tutta completata e questo agevola la nostra marcia ma anche quella degli altri automobilisti che possono superarci con facilità. Siamo già nella vasta pianura ungherese, in parte coltivata e in parte regno di branchi di cavalli bradi. Pure in Ungheria l’Euro la fa da padrone ed è normalmente utilizzato come moneta corrente, soppiantando il vecchio dollaro. Nella notte è piovuto a dirotto ma al mattino esce il sole e la temperatura è gradevole, diversa dal caldo afoso che abbiamo lasciato in Italia. Di sera e al mattino è tuttavia necessario indossare una maglia. Alla dogana qualche difficoltà per i Carnet. A differenza delle altre spedizioni i Carnet sono stati rilasciati da enti diversi e questo procura qualche difficoltà d’interpretazione da parte dei funzionari di dogana. Per viaggiare in autostrada è necessaria la “vignette” come in Svizzera, anche per mezzi pesanti. Agricoltura intensiva ai lati della strada, granoturco, girasole, soia. Le indicazioni delle aree di servizio sono carenti e questo ci da qualche difficoltà nel programmare le soste coerenti con l’autonomia dei Porter. Nelle aree di servizio incontriamo autobus che fanno servizio tra Italia e Romania.
Budapest – A Budapest ci fermiamo in un albergo vicino all’aeroporto. Per noi è sempre difficile scegliere alberghi in centro per lo spazio occorrente al parcheggio dei nostri mezzi. Una visita alla città di sera, sempre splendida e questa volta troviamo uno spettacolo di fuochi d’artificio che si specchiano con il ponte delle catene nel Danubio. Al mattino partiamo presto, vogliamo verificare quanti chilometri possiamo percorrere in un giorno. Abbiamo i quattro Porter con le batterie piene, caricate nella notte con il generatore. Il paesaggio è il tipico della pianura ungherese tra il Danubio e il Tibisco, leggermente ondulato fuori Budapest. Sole, caldo, umido. L’autostrada M3 corre ai piedi dei rilievi settentrionali ai bordi della pianura. In totale siamo riusciti a percorrere con i Porter viaggianti 282 km che riteniamo il limite massimo giornaliero su strada scorrevole e quando tutto vada bene. Abbiamo l’impressione che uno dei quattro Porter abbia le batterie meno efficienti degli altri tre.
Frontiera Ungheria/ Ucraina – C’è un solo termine adeguato: allucinante! Tutto il giorno in frontiera. Partiamo al mattino con i quattro Porter viaggianti e dopo 20 km siamo alla frontiera ungherese. Una coda lunghissima, impieghiamo quasi tutta la mattinata per uscire dall’Ungheria. La bisarca è entrata con due Porter a bordo ed è difficile far capire ai funzionari perché ora pesi tre tonnellate in meno di quando è entrata. Ma siccome al peggio non c’è mai limite è ancora più dura la frontiera ucraina. I nostri mezzi sono tutti noleggiati, i Porter sono di proprietà della Piaggio, gli Eurocargo dell’Iveco, i camper di Grosso Vacanze e tutto questo, in aggiunta al fatto che nessun doganiere parli inglese, rende la situazione inestricabile. Ne usciamo, grazie alla proverbiale pazienza ed esperienza di Beppe solo a fine giornata. Ci fermiamo a un chilometro dalla dogana per la cena in un ristorante e per la notte, il pranzo evidentemente è saltato.
Gianni Carnevale
2 dicembre 2022