Brunechilde in quale Francia stava: quella là o questa qua?

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D’ora in poi saremo corretti nei confronti della storia ufficiale, non definiremo più arditamente i nostri articoli “dispetti storici” bensì “ucronie”, vocabolo che inquadra un racconto storico in un ambito fantasioso o fantastico “come sarebbe stato se…”. Poi se viene meno l’onestà intellettuale, perché nelle nostre ucronie ci crediamo davvero, resta un problema nostro, almeno in questo tempo.

 

Personaggi storici e contraddizioni

Il nostro interesse è stato catturato da alcuni personaggi di un millennio fa, e strada facendo le notizie che siamo riusciti a raccogliere su questi sono così confuse e contraddittorie che non permettono di comprendere lo svolgimento degli eventi descritti. Partendo dal presupposto che i testi ufficiali riportano – almeno in parte – ricostruzioni false, per errore di trascrizione, storico e per dolo, falsando e nascondendo la storia reale di tutti, abbiamo ancora una volta provato a riposizionare nomi e personaggi nel nostro territorio, immaginandoli non come parte della storia di mezza Europa, ma di quella di un’area ristretta e di popoli cui bisogna togliere qualche zero di enumerazione.

 

Come la storia diviene verosimile

Con questa nostra impostazione gli spostamenti divengono verosimili, i toponimi si assomigliano, le descrizioni dell’ambiente – piante, strade, fiumi – corrispondono, considerando il clima e i mezzi che a quel tempo si avevano a disposizione. È altresì vero che con la moltiplicazione dei toponimi che i Salii prima e i Romani dopo fecero in Italia e nel mondo durante i loro spostamenti, molte storie potrebbero essere re-immaginate ovunque. Ma anche no. In ogni caso questo lavoro non potrà mai fare di noi degli storici provetti, non avendo in mano oggetti e documenti originali, né gli strumenti tecnici e formativi che possano darci autorevolezza.

 

Santo mattone e santa pietra

Esistono però le pietre, quelle che qui ancora stanno al loro posto e non si potevano portar via. Invece dove dovrebbero esserci le pietre, oltre ai testi (che non fanno parte dei muri), ci sono costruzioni più recenti e qualche sarcofago importato: se le prove sono queste, quali sono realmente le ucronie? Quindi, iniziamo questa ucronia con un sarcofago…

Tomba di Brunechilde – sarcofago

Brunechilde, ovvero… mannaggia ai saraceni e alla rivoluzione francese

Siamo nell’anno del Signore 1632, il 25 di agosto, e in presenza di una grande folla viene aperto il sarcofago nella chiesa di San Martino di Autun, in Francia, per sapere se contenesse veramente i resti della regina Brunechilde, morta più di mille anni prima (nel 613). Ci trovano una cassetta di piombo, con dentro polvere, cenere, ossa, pezzi di carbone e una rotella di sperone. La cassetta viene richiusa e riposta dov’era. In verità la chiesa di San Martino di Autun, dove c’è il monumento funerario di Brunechilde, non è la chiesa originale, perché pare che nell’ottavo secolo il villaggio fosse stato devastato dai saraceni, che hanno distrutto sia il monastero che la chiesa fondati da Brunechilde; la cassetta, recuperata dalla popolazione, venne posta nel luogo dove oggi è il suo monumento funerario. Tuttavia non è più possibile fare altre verifiche, perché pare (di nuovo) che sia andata dispersa durante la rivoluzione francese.

Abbazia di San Martino – Autun

La storia dall’inizio

Clodoveo I è il primo re di tutti i Franchi. Alla sua morte il regno viene diviso fra i suoi quattro figli maschi: Teodorico I, Clodomiro, Childeberto, Clotario I. A quest’ultimo spetta il regno di Soissons (la cui capitale Simonetta Torresi posiziona a Castelleone di Suasa e dintorni). La storia da qui si fa intricata e ricca di fatti di crudeltà e lotte tra fratelli, figli e nipoti, finché Clotario eliminati tutti riesce a riunire il Regno di Francia e rimanere l’unico sovrano, come racconta Venanzio Fortunato. Ammalatosi muore a Compiegné, e viene sepolto nella chiesa di San Medardo (oggi ad Arcevia, non distante da Castelleone di Suasa, ci sono una chiesa e una reliquia di San Medardo – che è pure santo patrono di Arcevia – donata alla comunità da Carlo Magno) lasciando 4 figli fra i quali il regno viene  nuovamente diviso. Ricominciate le lotte fratricide, chi fu a un passo dal riunire il regno fu una sua nuora, la vedova di Sigeberto I, la regina Brunilde dei Visigoti (543/613). Nel 613 Brunilde fece una brutta fine, a seguito di una congiura ordita da nobili e clero, guidata da Pipino di Landen e da Arnolfo di Metz, quadrisavoli di Carlo Magno. Brunechilde, o Brunehaut, o forse semplicemente Brunetta, regina dei Franchi e dei Burgundi, fu denudata, torturata e poi bruciata. Parte del clero e della nobiltà si stava organizzando per approfittare dell’indebolimento del potere merovingio, e Brunechilde con la sua ambizione di riunire e rafforzare l’autorità monarchica, disturbava i loro piani. È storia che nel giro di un secolo, nel 750, i discendenti riusciranno nell’intento e il potere passerà nelle mani degli “usurpatori” carolingi. Tornando ai resti nella cassettina, la rotellina di sperone pone un dubbio: che forse i resti non fossero i suoi, ma piuttosto di un cavaliere, accompagnato nell’aldilà dalla rotella dello sperone, che è un segno distintivo dei cavalieri. Quindi dove può o poteva essere realmente Brunetta? E della prima chiesa, i saraceni si saranno portati via pure le fondamenta?

Supplizio di Brunechilde

San Martino

La storia dice che fu sepolta nella chiesa abbaziale di Autun, dedicata a San Martino, che lei aveva fondato 10 anni prima. Brunechilde, cristiana, promosse particolarmente il culto di San Martino di Tours. Se questi (Brunechilde, San Martino, Tours) fossero stati nella attuale Francia come si spiega la devozione di San Martino ancora oggi presente, nelle lontane Marche? Parliamo di un paese che, addirittura, ha preso nome dal santo: Monte San Martino, che si erge al centro di un territorio cosparso da una miriade di chiese al santo consacrate, e monasteri, e costose opere d’arte che rappresentano il santo. Alcune di queste opere sono  state realizzate a distanza di molti secoli da quando lui visse, per esempio i polittici dei Monti Azzurri intorno al 1400, quando c’era già la venerazione di San Nicola, San Francesco, San Benedetto e innumerevoli altri santi e martiri locali, eppure… San Martino è rimasto. Vorremmo sapere se a Tours esistono tante chiese quante ce ne sono qui, e quante ce ne sono dedicate a San Martino e se hanno altrettante opere d’arte, pregevoli, antiche e diffuse, persino negli oratori sperduti nelle campagne e tra le montagne.

Monte San Martino

UCRONIA: come sarebbe stato se…

Brunechilde stava qui, e aveva fondato un monastero in quella cittadina che i romani avevano chiamato Augustodunum, chiamata dagli abitanti Autun, forse dal dialetto ‘a tonna, la tonda. Brunetta è la vedova di un re merovingio e figlia di un re visigoto, merita una sepoltura adeguata al suo rango. Magari un mausoleo dinastico già esistente, costruito in contemporanea con quelli ravennati. Questo posto è compatibile con la “tonda” San Giusto in San  Maroto,  che  150 anni dopo la morte di Brunechilde vediamo in mano a Carlo Magno, che ne farà un rifugio di caccia (secondo Giovanni Carnevale) oppure verrà usato come mausoleo per i resti di Sant’Elena (secondo Simonetta Torresi). Quale che ne sia stato l’uso l’edificio di San Maroto è, tutto sommato, ben conservato (leggi: qui ancora esiste fin dalla sua origine), visto che all’inizio del 1900 ancora si potevano ammirare le decorazioni del soffitto, un cielo stellato e angeli. Altre notizie di San Maroto non ne abbiamo. Di Autun sappiamo di più, concili, ricchezze, decadenze… e che “soffrì assai” nel 730 per le invasioni dei saraceni, tanto che dell’originale non v’è più traccia. Vale a dire: lassù c’è la storia scritta senza i mattoni; qui abbiamo i mattoni ma la storia… puff…

Foto di San Giusto in San Maroto per gentile concessione di Alberto Monti

Simonetta Borgiani

4 maggio 2019

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