Questo mese un articolo lo dedichiamo brevemente a Carlo III detto anche “il grosso”, del quale molto si è scritto, grazie a documenti inerenti la Basilica di Santa Croce al Chienti e alla epigrafe posta su una parete in cui se ne ricorda la consacrazione alla presenza dell’Imperatore e di 18 o 19 vescovi. Ancora dei dubbi sulla veridicità di ciò che è scritto sopra la lapide si avanzano, non è cosa nuova: già nel 1700 gli eruditi si “scontravano” a suon di dissertazioni, quando le incongruenze storiche si liquidavano dichiarando falsi i documenti.
Aquisgrana invasa dagli arabi – Una di tali dissertazioni è quella del prete dell’oratorio di Sant’Elpidio Giuseppe Antonio Fioravanti (fonte preziosa viste le perdite d’archivio), che in quel secolo ragionò su due avvenimenti storici riportati in modo diverso dai cronisti. Dagli Annales Fuldenses si legge che gli arabi avevano invaso Aquisgrana, e così Carlo III, il Papa e il Doge di Venezia si erano stabiliti a San Leo nel Montefeltro, per organizzare la riconquista del loro territorio. Ma… aggiungiamo noi, se Aquisgrana era in Germania… non potevano organizzarsi un po’ più a nord, a Venezia stessa per esempio? E poi, il papa che c’entrava? Nello stesso periodo, guarda caso, il vescovo di Fermo annotava devastazioni arabe nella val di Chienti. O erano tantissimi questi arabi per stare sia in Germania che qui contemporaneamente, o qualcosa non torna.
La Francia o le Marche? – Lo ritroviamo ancora qui (Carlo) per bisticciare con Guido di Spoleto negli anni 883 e 885, ma tralasciamo i dettagli, e arriviamo all’anno 886. L’Abate Reginone di Prum, località della diocesi di Treviri (la più antica città della Germania sud-ovest, forse) narra: “Nell’anno 886 trovandosi l’Augusto Carlo in Italia, fece delle spedizioni là nella Francia (il termine Francia, per indicare la Gallia, fu usato per la prima volta ufficialmente nel 1190: 300 anni prima quale era la Francia? le Marche) contro i Normanni. L’anno 887, egli stesso andò di persona: di primavera fece una battaglia cogli stessi nemici, un’altra in estate, in cui avuta la peggio l’imperatore, nel mese di novembre fu detronizzato, passando nel principio dell’anno seguente a miglior vita.
L’assedio di Parigi – Testimone della sua presenza all’assedio di Parigi è Abbone Monacho Sancti Germani a Pratis”. In mezzo, c’è l’evento della consacrazione di Santa Croce al Chienti, esattamente il 14 settembre 887, ma com’è possibile, se stava a Parigi? Fioravanti conclude deducendo che l’imperatore Carlo il Grosso aveva sì mandato il suo esercito a Parigi, ma lui per il tutto il tempo era rimasto qui, in zona Sant’Elpidio, andando a Parigi solo dopo la consacrazione.
Le premesse per la ucronia
Allora, stimolati dall’insurrezione del Fioravanti, riscriviamo queste chroniche con una nostra ucronia che, guarda un po’, mette d’accordo tutti. Premettendo che: 1) Carlo il Grosso già nel settembre 887 era malato e morirà a gennaio 888; 2) l’abbazia Sancti Germani a Pratis l’abbiamo riposizionata a Santa Croce di Macerata (rif. La rucola n° 250 marzo 2019 – https://www.larucola.org/2019/06/03/le-ossa-di-san-benedetto-e-san-germano-tutto-in-francia/); 3) Parigi assediata dai normanni, può essere benissimo stato un gruppetto di mercenari scalmanati che creavano disordini a Macerata, e non le declamate grandi battaglie di migliaia di persone a Lutezia Parisiorum, riportiamo a proposito questa interessante nota da https://cronologia.leonardo.it) Avventurieri normanni erano già comparsi, nel IX sec., nel mediterraneo senza aver lasciato tracce durevoli, mentre all’inizio dell’XI sec. si registra l’arrivo e lo stanziamento, nel meridione d’Italia, di gente normanna che ne avrebbe segnato, per lungo tempo, le vicende storiche. Il processo migratorio verso il sud prende avvio sulle orme di pellegrini che, dalla basilica di Mont Saint-Michel si recavano, dopo aver sostato, a metà del percorso, in quella di Novalesa in Piemonte, al Santuario di San Michele al Gargano. La Normandia, governata con rigore ma non ancora florida come quella di Guglielmo il Conquistatore, non garantiva occasioni allettanti ai giovani ed ambiziosi guerrieri che, vogliosi di trovarsi opportunità che avrebbero consentito loro un futuro di potere, si misero in viaggio nell’intento di stabilire legami con signori che, in cambio dei servigi prestati, offrissero loro territori con legittimazione di possesso. Accanto a questi ed ai loro cavalieri giunsero anche avventurieri che, con l’unico obbiettivo di brigantaggio, depredarono le comunità ed inflissero notevoli devastazioni alle borgate.
La ucronia
Allora: …arrivano nel 881 gli arabi, ad Aquisgrana in Val di Chienti, non nella fredda Germania, devastando e uccidendo. L’imperatore, e il papa, scappano verso nord e si arroccano a San Leo, dove li raggiunge l’amico storico, il Doge di Venezia. Si organizzano e riconquistano il territorio, finché nel 886 un gruppo di mercenari Normanni comincia a creare disordini a Parigi, che non è Lutezia Parisiorum, ma è Macerata, e vivendo intorno a San Claudio, Carlo il Grosso oltre a svolgere i suoi affari e firmare bolle e privilegi, interviene negli assedi che continuano fino all’autunno 887, lo testimonia Abbone monaco di San Germano, che non sta nella attuale Francia, ma a Santa Croce di Macerata. Carlo però a settembre era già malfermo di corpo e di mente, quando si fece la consacrazione della chiesa di Santa Croce all’Ete, l’evento si svolse in modo così grandioso non a caso: fu il pretesto per radunare i più importanti esponenti del clero, per discutere del futuro della corona. L’imperatore era così malato che non poté firmare, ma poté essere presente data la vicinanza da Aquisgrana-San Claudio. Fu indetta una dieta a Tribur, che è difficile da immaginare nella tedesca Treves (due case e poco più) ma è più verosimile ipotizzare che si svolse nella Treburia sabina citata da Strabone, o nella Trevi sita tra Foligno e Spoleto. In questa dieta, Carlo avrebbe voluto abdicare a favore di un figliastro, ma era tutto già organizzato per deporlo a favore del nipote Arnolfo di Carinzia. Carlo il Grosso, ultimo dei Carolingi, morirà esule poco dopo, il 12 gennaio 888.
Le mura di “Paris” – Ma torniamo a Parigi, la prima Parigi, che c’è ma ancora non si palesa. Scrive Enzo Mancini: “L’amico Marco Pugacioff, mi ha informato della presenza a Camerino delle “mura di Paris”, sottolineando che Camerino è molto più antica di Macerata, e che Macerata è stata cinta di mura solo dall’Albornoz”. Ma che Macerata sia più giovane di Camerino è un luogo comune, dal momento che non è mai stato indagato, scavato sotto Macerata per poter dire cosa ci fosse e come si chiamasse prima di “Macerata” (sarà Macerata perché ridotta in macerie, distrutta, come Salvi ruinata?); è il buio completo. La teoria della Parigi Camerte fu pubblicata da Pugacioff e Natali nel 2007 nel volume “L’imperatore Guido” dove si legge, a proposito di Camerino: “Una delle sue porte medievali, Porta Giulia, nascondeva ancora nell’800 una tradizione singolare: la porta altre volte detta orientale, devesi a Giulio Cesare Varano; il bastione, ricordato da un vicolo a sinistra, fu fatto da Guidobaldo della Rovere nelle così dette Mura di Paris… Paris, ovvero Parigi, la capitale dei Franchi. Una cosa del genere fa riflettere se si pensa che la Porta Giulia guarda a oriente, ovvero verso l’Adriatico, dunque verso Macerata, sotto la cui collina vi è San Claudio, quella che riteniamo essere la primitiva Aquisgrana”.
Parigi/Macerata – Il commento stesso potrebbe contenere la verità: le mura di Paris che guardano verso Macerata, possono indicare semplicemente le “mura verso Paris”, che guardano verso Parigi-Macerata. Una diversa interpretazione che si ispira alle denominazioni, ufficiali o di uso popolare, delle “porte” nelle città, come le molte “porta montana”, “porta marina”, eccetera. Delle tante ipotesi da dimostrare, (e per “dimostrare” intendiamo: dimostrare che sia vera, quanto dimostrare che sia falsa), quella da noi preferita è la Parigi riposizionata a Macerata. Lo abbiamo già supposto mesi fa immaginando San Germano di Parigi nella chiesa di Santa Croce, in accordo con la opinione di Simonetta Torresi. Restiamo in attesa di qualche elemento in più, anche per poter dire con orgoglio, quale fosse la Parigi dove si recò Dante Alighieri, per visitare la Università, solo che alla Sorbona non ce n’è traccia. Magari fu quando passò anche a Urbisaglia, immortalando entrambe, Urbisaglia e Paris, nella sua Divina Commedia, ma per ora anche questa storia è cancellata, come le altre.
Fonti:
1) L’Imperatore Guido e le tradizioni sui Paladini di M.Pugacioff e L. Natali 2007. / 2) La congiura di Santa Croce per deporre Carlo il Grosso di Alberto Morresi 2017. / 3) Dissertazione sopra la Baxilica eretta nel territorio di Santelpidio di G. A. Fioravanti 1770. / 4) II+II di Simonetta Torresi 2016. / 5) Sul viaggio di Dante a Parigi di Mirco Manuguerra 2013.
Simonetta Borgiani
5 marzo 2020