Clara Ferranti e il potere inteso come servizio e giustizia sociale, non fine a se stesso

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Scrive Clara Ferranti, candidata al Consiglio comunale di Macerata per la lista “Civici per il Popolo della Famiglia”: “Ho presentato la mia candidatura per il rinnovo del Consiglio Comunale di Macerata con questa ratio: sono consapevole del fatto che fare buona politica è rendere un servizio, non è una scalata al potere ma una discesa agli inferi, è soprattutto entrare nelle ferite più dolorose del consesso sociale per prenderle a cuore e curarle con impegno e determinazione e in vista del benessere di tutti.

Personalmente non ho mai avuto una “vocazione politica”, nel senso di fare politica attiva, perché la mia vocazione è la ricerca e questo io sono, una ricercatrice universitaria che si dedica da trent’anni, con passione e amore, allo studio e all’insegnamento del “fatto” più straordinario che è accaduto, in tutto il creato, solamente all’essere umano, la lingua e il pensiero.

Dal funzionamento della lingua ho imparato molto e ora mi trovo qua a dare il mio contributo per il governo di Macerata.

È innanzi tutto un pensiero positivo che noi della lista Civici per il Popolo della Famiglia, insieme a tutta la coalizione di centro-destra, vogliamo portare e radicare in questa piccola e deliziosa città, che tutti ci invidiano ma che al momento è “inaccessibile”. Inaccessibile perché non c’è lavoro, non c’è commercio, tanti negozi hanno dovuto chiudere perché la crisi economica e la recessione del paese non è stata presa di petto e contrastata dall’amministrazione comunale maceratese con una politica di investimenti e agevolazioni per la piccola impresa, per gli artigiani, per il settore terziario, ma è stata invece “accompagnata”con una modalità tale da far defluire questi settori verso il declino e l’assenza,su cui non c’è bisogno di dirsi bugie, basta fare un giro per Macerata per vedere la desolazione e basta ascoltare i commercianti per capire che è questa la realtà, il presente che viviamo e che non piace a nessuno. Anche la fuga dei giovani è eloquente in tal senso.

Noi partiamo dalla convinzione che il lavoro è un valore non negoziabile, tanto quanto lo è la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, tanto quanto lo è la libertà educativa dei propri figli, tanto quanto lo è il diritto a nascere e il diritto di chi nasce ad avere un padre e una madre.

Il lavoro è il diritto ad avere una vita dignitosa, che devono avere tutti, anche gli immigrati che accogliamo nella nostra città, altrimenti l’accoglienza non serve a niente e anzi è fonte di grosse ulteriori ferite sociali se i nostri immigrati sono obbligati a chiedere la carità davanti ai supermercati, o ad essere sfruttati e pagati una miseria nei campi, o, proprio perché accolti senza dar loro la speranza e la certezza di un lavoro dignitoso, lasciati a loro stessi e in balìa delle organizzazioni criminali, da cui non li proteggiamo e quindi vengono da queste precettati e indotti o costretti a delinquere e spacciare droga.

Basta! diciamo basta a tutto questo, al sistema che ha permesso questa situazione, che ha portato al delitto di Pamela, a vivere con la paura nelle nostre strade e all’esasperazione della gente che abita questa città.

L’uomo ha bisogno di una “motivazione” per vivere e per affrontare serenamente anche le situazioni dolorose e difficili. La motivazione è continua, cambia nel corso del tempo ed è generata dall’avvento di qualcosa di “grande”, di nuovo, che cambia lo scenario, come ad esempio l’arrivo di un figlio che rivoluziona la vita di coppia e tutto si riorganizza in vista della nuova famiglia che si crea; chi è padre e madre sa bene cosa significa la fatica del “reset”, ma sa anche bene che non c’è cosa più bella che possa esser mai capitata nella loro vita proprio per l’impegno e la motivazione che spinge alla progettualità e all’azione.

La motivazione per Macerata dunque, che ha il potere di cambiare lo scenario, è soprattutto questo pensiero positivo che vogliamo trasmettere a tutta la cittadinanza, soprattutto ai giovani, agli anziani, ai disabili, ai malati, ai soli.

Un pensiero che è, con la nostra proposta che vede Parcaroli Sindaco, coronato dall’azione, innanzitutto perché Sandro Parcaroli è un uomo d’azione e su questo nessuno può nutrire dubbi. Le nostre idee, possono starne certi i maceratesi, si traducono e si tradurranno in fatti, azione ed attuazione, concretizzazione di tutto ciò di cui questa città ha bisogno, con l’ascolto di tutti i cittadini, nessuno escluso. Noi ci mettiamo la faccia e tutto il nostro impegno per questo.

Con la parola noi uomini e donne abbiamo il potere di creare vita o di creare morte. Quali sono allora le parole che generano vita? Alcune io personalmente le ho condensate nel mio biglietto per votare la preferenza: “sempre in lotta per la vita, la verità e la giustizia”. Vita, verità e giustizia sono parole di cui non ci si può riempire la bocca senza realizzare ciò per cui le si pronuncia! In primo luogo, quindi, dissociamoci da chi usa le parole per ingannare, confondere e costruire una falsa realtà, quelle appunto che creano morte.

Le parole che generano vita non sono e non devono essere vuota retorica, ma sono parole dense, piene di senso, con una semantica che in primis suscita la speranza, la voglia di ripartire, di ricominciare sempre.

Ma sono anche parole che si pronunciano degnamente solo se sono parole agite, parole cioè che costruiscono “cultura”, come infrastruttura di base per lo sviluppo umano e socioeconomico di un paese, ma che poi non si fermano lì, all’idea. Le parole agite sono quelle con le quali si realizza la struttura sociale e umana nelle forme adeguate grazie a un impegno civico a tutto tondo e un assetto etico forte e retto degli operatori. Ebbene, questo è per me, per noi, una grande sfida. La sfida educativa e politica del XXI secolo, su cui ho scritto anni fa, quando non avrei mai potuto immaginare di trovarmi in questo scenario.

Occorre innanzitutto cambiare la testa del politico per cambiare modo di fare politica. Noi di Civici per il Popolo della Famiglia siamo rivoluzionari e “politicamente scorretti”, e quindi scomodi per l’establishment politico maceratese che governa questa città da oltre vent’anni, perché abbiamo un modello diverso da quello che hanno adottato loro: il potere per il potere.

Il nuovo modello di politica, quello che noi abbiamo in mente,è rivoluzionario perché intende il potere come servizio e giustizia sociale nel momento in cui si entra, come governanti, nelle ferite più purulente della società, dei fragili, degli indifesi, delle famiglie distrutte, di chi è solo, di chi è ancora nel grembo materno e di chi è giunto alla fine della propria esistenza.

Siamo scomodi perché abbiamo il coraggio di dire che il bianco è bianco e il nero è nero, che il male è male e che bisogna disgustarsi del male e non scendere a compromessi sporcandosi le mani col male per costruire il bene. Siamo ben consapevoli della sfumatura infinita di grigi tra il bianco e il nero perché queste sfumature sono dentro ognuno di noi. Ma occorre fare i conti con se stessi e con le proprie azioni e con onestà intellettuale riconoscere che nessun bene, personale e sociale, è mai scaturito dal male o dal compromesso col male.

Mai il benessere civile viene partorito dalla menzogna. Di quali menzogne parliamo? Per dirne una subdola e molto grave, il feto non sarebbe ancora un essere umano, come ogni bambino partorito, ma un agglomerato di cellule per giustificare l’aborto e tacitare la coscienza, sdoganandolo come un “diritto della donna”, e non invece ciò che è nella realtà, un omicidio, la soppressione di una vita umana. Non giriamoci intorno e non creiamoci alibi per autoassolverci. Ma come si fa a chiamare “diritto civile ad abortire” un preteso diritto costruito sulla morte di un altro essere umano e per di più figlio? Dove va a finire il diritto di questo essere umano a nascere e a vivere la sua vita? Chi esulta per la morte di un figlio nel grembo di una madre come conquista di un millantato diritto non può, per definizione, avere rispetto per nessun altro essere umano, può solo proiettare egoisticamente se stesso negli altri e sfruttarli.

Ebbene, noi non abbiamo paura di dire la verità e di prendere le difese dei più indifesi in assoluto. Noi non temiamo di entrare nelle difficoltà e nelle angosce dei disabili, dei malati, degli ultimi. Costruiamo vita e generiamo vita iniziando a supportare proprio le donne che non vorrebbero diventare madri! Proteggiamole anziché spingerle ad abortire! Proteggiamole soprattutto dalle logiche di morte, da una politica mortifera e spesso eugenetica (vedi la soppressione dei bambini Down) che pretende di mostrare come bene e progresso quello che è invece un male assoluto nonché involuzione dell’essere umano. Opponendoci a queste logiche, stendiamo a tutte le madri un tappeto rosso perché nel conservare quella vita che hanno nel grembo stanno mettendo al mondo quei figli che non solo daranno a loro stesse la vita, ma anche grazie ai quali la cellula fondamentale della società, che è la famiglia, diventa stabile e diventa la sicurezza di chi vive una città.

Le madri, tutte, danno vita a quei figli che creano lavoro e contribuiscono al welfare, al benessere della società e di ogni città, come questa nostra città di Macerata che ha un disperato bisogno di veder impennarsi in alto il picco delle nascite e di non mettere in fuga le sue belle e capaci risorse umane con politiche inadeguate.

Allora, facciamo figli, facciamo impresa, studiamo, riprendiamoci la speranza che ci hanno tolto e ricostruiamo un tessuto sociale a Macerata dove c’è lavoro per tutti, dove la famiglia viene accudita e protetta, dove tutti trovano la loro giusta e dignitosa collocazione, dove nessuno si sente abbandonato o messo da parte da un governo della città il cui obbligo è quello di pensare al benessere, alle aspirazioni e agli interessi di tutti i cittadini.

Votateci affinché questa città torni a sorridere e a pullulare di vita”.

Clara Ferranti

18 settembre 2020

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