Disse: “Li picculi rmane, li grànni se ne va”… e lu contadì che durmìa rmàse frecàtu

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Un povero viandante, non potendosi permette di pernottare nelle locande, chiedeva ospitalità notturna nelle case dei contadini che trovava lungo la strada. A costui (sembra fosse uno dei lavoratori marchigiani che stagionalmente si recavano a lavorare nell’Agro Romano) durante il ritorno a casa capitò di trovare alloggio per una notte in una casa colonica dove venne accolto benevolmente.

Gli fecero fare cena e il viandante notò, appeso alle travi della grande cucina, lo salato, cioè l’insieme degli insaccati di maiale (salsicce, ciaùscoli, coppe, salami, lonze), più varbàje, spallette, prosciutti e pancette arrotolate. Al termine della cena i contadini s’intrattennero un po’ con il viandante il quale raccontò qualche esperienza fatta in Maremma. Per la notte lo fecero arrangiare in cucina, dove sarebbe stato più al caldo, premurandosi di portargli una bracciata di paglia per il giaciglio.

Prima di andare a letto nelle loro camere, che si trovavano al piano superiore, i contadini raccomandarono al viandante di non fare complimenti e di ripartire quando avesse voluto, la mattina dopo, ma che si fosse ricordato, nell’uscire, di chiudere la porta. Prima dell’alba costui prese su le sue bisacce e se ne andò, ma prima di richiudere la porta si portò ai piedi delle scale e ringraziò a voce alta, concludendo le sue espressioni di gratitudine dicendo: “Li picculi rmane e li granne se ne va (i piccoli rimangono e i grandi se ne vanno)”.

Era d’inverno, stagione in cui i contadini si possono permettere di stare un po’ di più a letto e questi dopo aver risposto al saluto del viandante, senza far molto caso alla frase ultima da lui pronunciata, ripresero il loro sonno. Al momento di alzarsi il capo famiglia chiese alla moglie: “Che dè ch’à ditto cullù, lu maremmà, prima de rpartì?” (Cosa è che ha detto quello, il maremmano, prima di ripartire?) – Lei risponde: “Me pare ch’à ditto… li picculi rmane e li granne se ne va”. Lui replica grattandosi la testa: “E che vulìa di?” (e cosa voleva dire?). E la donna buttò là la sua ipotesi: “Mah, puti-èsse che vvulìa dì che li frichi picculi pòle rmané a ddurmì e che ‘mméce li granne se deve rrizzà prima” (Mah, può essere che voleva dire che i bambini possono rimanere a dormire e che invece i grandi si devono alzare prima).

Ma quando si alzarono e si portarono giù nella cucina, ebbero una sgradita sorpresa: dalle travi non pendevano più i prosciutti, le spallette e le lonze ma soltanto… lo salato ciuco (i salumi minori). E capirono immediatamente che, oltre al danno, quel disonesto viandante li aveva beffati con quella frase.

Claudio Principi

13 novembre 2022

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