Frontiera Ucraina/Russia: senza parole! – Se la frontiera dell’Ucraina è stata definita “allucinante” per la frontiera russa non esiste un termine adeguato. Sono 22 ore, dalle sei del pomeriggio alle quattro del pomeriggio successivo. È inimmaginabile la pignoleria e l’ottusità dei funzionari di dogana, la serie infinita di moduli con i relativi timbri, l’assurdità dei documenti richiesti. Non appena un funzionario termina una verifica, uno nuovo ripete gli stessi controlli in una serie senza fine. Diverse telefonate in Italia per ottenere via fax le copie dei documenti via via richiesti. Ci sorprende che la Gasprom, sponsor del viaggio e colosso russo dell’industria e della finanza non abbia inviato un suo incaricato per assisterci nelle operazioni doganali, pur conoscendo le difficoltà che avremmo incontrato. Tra una verifica e un’altra riusciamo a dormire qualche ora, anche perché mancando di notte i capi ufficio i dipendenti non prendono alcuna decisione. Pur abituati alla burocrazia di casa nostra, questa russa ci sconvolge. Quello che colpisce è la mentalità nelle persone meno giovani: straniero uguale nemico, straniero uguale spia. I giovani no, sono diversi, ma dovrà passare almeno una se non due generazioni perché in Russia trovi posto una mentalità più aperta. Quando fummo fermati in Serbia per ingresso senza visto, e trattenuti dalla polizia in attesa del processo, ci fu consentito di andare a cena in un ristorante locale. Qui, nella dogana russa senza un bar, un ristorante e servizi igienici non ci è stato permesso di passare la sbarra per mangiare qualcosa nei posti di ristoro subito fuori della dogana. Neppure il permesso a uno solo di noi di andare a comprare qualcosa da bere o mangiare per tutti. Una restrizione incomprensibile. Ancor più tenendo conto della tradizionale ospitalità russa.
In Russia, a Rostov – Giungiamo finalmente a Rostov in serata. La strada costeggia in parte il Mar Nero. Quando corre più vicina al mare si vedono zone turistiche, villette e alberghi. Incrociamo automobilisti che ci lampeggiano. Tutto il mondo è paese anche qui come pure in Ucraina, si avverte la presenza di pattuglie della polizia. A Rostov conferenza stampa, spettacolo folcloristico e giro per la città, invero più industriale che turistica. L’autostrada verso Mosca ha ancora lunghi tratti in costruzione, il traffico è molto intenso e sulle salite si formano lunghe code dietro ai veicoli più lenti. Qualche indisciplinato sorpassa anche sulla banchina. Lungo la strada piccoli banchetti con cibi e bevande, poi venditori di miele e prodotti agricoli. Attraversiamo il Don proprio in corrispondenza dell’ansa dove erano schierati i nostri soldati nell’ultima guerra. Ci fermiamo per un pensiero, un ricordo e un omaggio verso i tanti caduti. Sosta in una dacia nella foresta con riserva di pesca e di caccia ospiti di un imprenditore locale. Anche in Russia radio e televisione hanno parlato di Overland e molti ci salutano e ci fotografano. Mangiamo sempre nei ristoranti lungo la strada e ci siamo abituati al cibo locale. Minestra di verdure con qualche pezzetto di carne, salsicce o polpette con patate, pomodori e cetrioli. Per frutta quasi solamente angurie. Tante qualità di birra. Ora ci aspetta Mosca con qualche giorno di sosta. L’ansia di vedere o rivedere la capitale russa è evidente in tutti noi.
Mosca – I giudizi su questa città sono i più discordanti, dai più lusinghieri ai più negativi. Affascinante, incivile, coinvolgente, invivibile. Di certo Mosca non lascia indifferenti i visitatori qualunque sia il loro approccio, quali che siano le loro aspettative. Se si arriva a Mosca da San Pietroburgo essa appare orrenda nella sua architettura, nello stile pacchiano di molti edifici, nella ripetizione ossessiva dei simboli del vecchio regime. Se la si visita per prima può colpire il visitatore nella sua monumentalità, nella modernità dei suoi esercizi commerciali, nei luoghi di divertimento, nel flusso ininterrotto di auto di lusso nelle sue strade. Noi siamo all’Hotel Cosmos che sicuramente ha visto tempi migliori, oggi la manutenzione e il servizio lasciano a desiderare. Mosca è affollata di turisti, italiani e giapponesi più di altri. Incontriamo anche un gruppo della ASL di Alba Bra. Siamo accolti nell’Ambasciata italiana, c’è ancora l’Ambasciatore Vittorio Surdo che già ci accolse nel viaggio con l’Itala nel 2007. Parole di plauso e di augurio. È sempre bello entrare in una sede italiana, in un pezzo d’Italia all’estero. La nostra Ambasciata è bellissima, in un palazzo un tempo di proprietà di una facoltosa famiglia russa. Facciamo un giro per la città. In centro, accanto ai simboli di Mosca, la piazza Rossa, il Cremlino, la Cattedrale di San Basilio, i palazzi nello stile tipico dell’età staliniana, il palazzo della Lubianca la sede del KGB, il palazzo dei dirigenti del partito, dal quale nel periodo delle purghe staliniane ogni notte spariva qualcuno, le chiese e i conventi perfettamente restaurati, il lungo Moscova, mentre in periferia ci sono gli anonimi casermoni dell’età di Kruscev. Tra questi simboli del passato sorgono i nuovi palazzi delle multinazionali creati dai più celebri architetti, i negozi delle case di moda più note, i magazzini Gum passati da espressione della crisi del regime con le sue code e gli scaffali desolatamente vuoti a simbolo del consumismo più sfrenato, i locali di ritrovo tra i più raffinati e costosi al mondo. Mosca non può che colpire. La metropolitana è un discorso a parte: stazioni monumentali, l’una diversa dalle altre, con marmi, stucchi, mosaici, lampadari con migliaia di lampade, e ovunque l’onnipresente sguardo di Lenin. Stazioni che funzionano, ma è inevitabile chiedersi il perché di questa architettura che non si trova in nessuna altra città. Il traffico, il punto dolente, ingorghi inenarrabili. L’ottusità dei governanti sovietici, pari solo a quella dei governanti italiani del dopoguerra, che non ha saputo prevedere lo sviluppo della motorizzazione e ha costruito case e palazzi senza parcheggi e senza garage, oggi stringe Mosca in una morsa inestricabile. E anche il trasporto pubblico di superficie non riesce a muoversi. continua
Gianni Carnevale
5 dicembre 2022