Cosa è l’arte contemporanea? Perché oggi è difficile averne una visione chiara e unica

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Che cos’è l’arte contemporanea? Come si caratterizza nelle varie situazioni, in relazione ai tempi e ai luoghi? Che disponibilità c’è di osservarla dal vivo e magari di acquistarla e averla in casa? Nel bailamme creato da un’informativa  sovrabbondante, non univoca, di livello globale, planetario, e dunque con l’introduzione di nuove conoscenze, e per effetto del mutare delle discipline tradizionali con l’aggiunta di nuove tecnologie e materiali, e infine l’insorgere di problematiche e opportunità sempre nuove e inedite, diventa difficile averne una visione chiara e unica.

L’informazione ci viene propinata dai media e dalla stampa specializzata, aiutano i musei, quando si hanno a portata di mano, ma – c’è un “ma”-  qualcuno ha già scelto prima di noi, per noi. Difficile è farsene un’idea propria,  e magari decidere con libertà, in aderenza a proprie predilezioni e gusti. Tenendo conto, oltretutto, che l’arte non è sempre la stessa; il cambiamento è una sua prerogativa: caratteristiche ambientali, opportunità e risorse disponibili in singoli luoghi, una tradizione artigianale che resiste, la presenza di scuole e istituzioni culturali, tutto fa sì che l’espressione artistica si distingua per effetto di numerose variabili in relazione ai luoghi e ai tempi.

Rifletterci un po’ sopra può essere utile e anche divertente, per stabilire una familiarità e un’amicizia con l’arte che si ha più prossima e accessibile. Disporre di un senso estetico, spontaneo, non basta; non sempre esso ci assiste nel giudizio; esistono mode fuorvianti che fanno uscire l’arte dall’alveo più naturale e spontaneo; gli stessi interessi di mercato contribuiscono a condizionare il tutto. Così è emerso nel tempo il desiderio di fissare un campione di opere e di artisti che potesse uniformarsi a questo titolo: “L’immagine delle immagini”.

Tentativi autorevoli ci sono stati, scrupolosi e ben supportati nella quasi totalità dei casi, da una conoscenza approfondita degli artisti, delle opere, delle situazioni, senza escludere, naturalmente il rischio anche opportuno, favorevole in alcuni casi, della parzialità. Quale fosse un’identità artistica in ambito regionale è stato più volte considerato; un po’ meno è stata analizzata la situazione nelle varie provincie. Se n’è tratta comunque una considerazione fondamentale: l’arte prodotta in provincia non è necessariamente un’arte provinciale. Essa viene spesso riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e oltre.

Vi ha contribuito una storia pregressa più o meno importante (l’arte degli urbinati non può essere la stessa dei maceratesi, e così quella ascolana o fermana non è del tutto assimilabile a quella della parte nord delle Marche, anconetana o pesarese) hanno influito su questo anche varie corrispondenze intercorse con zone limitrofe esterne alla regione, oltre alla formazione spontanea di gruppi di artisti, attraverso conoscenze e rapporti, come è avvenuto per il tardo Futurismo, con Roma e Milano.

Il paesaggio, la morfologia del  territorio, i colori e la natura in genere hanno avuto e continuano ad avere grande influsso sull’immaginario artistico locale. Dai monti alle marine il nostro paesaggio ci ha messo di suo, lasciandosi scoprire senza clamori, sollecitando riflessioni e stati d’animo, conformando il carattere della nostra gente, incline a una pacatezza e a un intimismo diffuso. Arnoldo Ciarrocchi insisteva nel dire che il paesaggio non dev’essere necessariamente bello ed eclatante per attrarre l’attenzione degli artisti; dev’essere piuttosto l’arte a rivelarne le suggestioni e il fascino più segreto e resistente. Non si può identificare l’arte nel tempo senza uno sforzo di visione, che sebbene parziale resta comunque d’indubbia utilità.

Gli artisti vanno conosciuti, preferibilmente in presenza, concedendosi anche un contatto personale, per meglio condividerne motivazioni e stimoli. La provincia rispetto a un territorio metropolitano facilita questo genere di approccio. Ed è altresì utile poter disporre di un campionario documentale su cui orientare apprezzamenti e scelte. Si è posta nel tempo, insistentemente, una domanda: quali sono gli artisti contemporanei che meglio ci rappresentano? La pubblicazione sorta su iniziativa delle Edizioni Nisroch s’impegna a dare una risposta a tale quesito. Come negarle dunque una un’utilità pratica, di conoscenza e visione? Vogliamo ricordare i tentativi fatti in anni recenti, certamente più autorevoli di quando possa apparire  il nostro, ne siamo consapevoli, considerando oltretutto che le precedenti non sono state semplici e amorfe “rendicontazioni”, bensì  pensieri e analisi critiche di grande autorevolezza.

Facciamo alcuni nomi mettendo in evidenza la tipicità che ne è scaturita: l’ascolano Carlo Melloni, della cui scrupolosa e intelligente ricerca si parla ingiustamente poco; Armando Ginesi, docente d’Accademia e osservatore d’arte appassionato a cui si deve un titolo che costituisce di per sé una fedele definizione del carattere regionale e implicitamente dei nostri artisti: “La ritrosia del Marchigiano”; Carlo Antognini, che ha posto basi solide per una storiografia dell’arte a noi più prossima, attraverso una rassegna documentaria che resta tuttora fondamentale: “Marche Arte ‘74”. Sino a risalire a Luigi Bartolini artista originario di Cupramontana, sempre attento e affezionato alla sua terra e alle sue sorti artistiche. Presentando una mostra di marchigiani a Roma, da lui promossa nel 1954, introducendone il catalogo si espresse con la sua schiettezza proverbiale in questi termini: “Dei «poveri» marchegiani diremo, dunque, che sono ric­chi sfondati; ma non spendono due soldi per le belle arti… La verità è che non si ode mai parlare d’arte marchegiana con­temporanea; mentre si dice «artisti romani» «artisti toscani» «artisti lombardi» ecc. ecc. Ma è, dunque, vero che non esiste un’arte marchegiana «con un determinato carattere»? Non è vero, giacché è vero il contrario. Esiste un’arte (pittura e scultura) ope­rata da artisti marchegiani come il Fazzini, Tamburi e il gruppo dei pittori anconetani, maceratesi (Monachesi) ecc. degna della più alta considerazione… Sembrerebbe angusta, per il genio delle arti, la nostra terra che, invece, è un paradiso terrestre. I visitatori di questa mostra consta­teranno il carattere sereno, classico, cordiale, umano, antiretorico, antibleffistico, sano (nel più bel senso della parola) dell’arte marchegiana contemporanea”.

Alle caratteristiche già menzionate da altri Bartolini aggiungeva quella di un fare onesto e sincero: la moralità. Ma i tempi cambiano e la visione necessita di un continuo aggiornamento. Non va dimenticato che la caratteristica che rende l’arte attraente è la dinamicità, il cambiamento, sinonimi spesso di originalità e bellezza. Concorra anche questa pubblicazione a offrirne una conferma.

Lucio Del Gobbo

3 marzo 2024

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