La città di Corridonia, il Comune e una quantità di Associazioni ed Enti, sia interni che esterni all’ambito comunale (le due associazioni intitolate ad Angiolino Balistreri e al Lanzi, la Parrocchia dei Ss Pietro e Paolo, l’Associazione regionale di Iniziative Artistiche AMIA, il Museo Tattile Omero di Ancona, l’Accademia di BB.AA. di Macerata, l’Archivio “L. Sguanci” e il Comune di Pesaro prestatore delle opere) hanno varato il 18 settembre la rassegna “Forma e Materia” che già lo scorso anno aveva avuto un suo prologo.
Oggi nella nuova formula di Biennale, quale appendice storica del famoso Premio Lanzi nel sessantennale della sua istituzione, la rassegna si è arricchita di nuovi contenuti, pur essendo confermata la location particolarmente suggestiva del Parco di Villa Fermani. Protagonista la Scultura monumentale contemporanea posta all’aperto. Contornata dalle opere di dieci noti artisti contemporanei, tuttora presenti (Giovanni Beato, Silvio Craia, Egidio Del Bianco, Anna Donati, Valfrido Gazzetti, Johannes Genemans, Tonino Maurizi, Rocco Natale, Jessica Pelucchini, Sandro Piermarini, Paolo Pompei e Valerio Valeri) si è aggiunta una sezione monografica con dieci grandi opere del Maestro scultore Loreno Sguanci.
Fiorentino di nascita, pesarese di adozione (vissuto nella città marchigiana dall’età di 20 anni, creandovi famiglia e svolgendo un’appassionata militanza artistica, sino al compimento dei suoi ottant’anni); figura tra le più rappresentative in regione sia come artista sia come “intellettuale dell’arte”: abbondante e preziosa, infatti, la sua azione espressa nella concretezza delle opere e nell’originalità di numerosi pronunciamenti riguardanti l’arte e la scultura contemporanea.
Nel 2003 Sguanci fu invitato dall’allora presidente del Museo Tattile Omero, Roberto Farroni, a parlare d’arte, delle sue opere e in particolare di quella che aveva deciso di donare al Museo. Fu un incontro pubblico interessantissimo per conoscere la ricerca che Sguanci andava svolgendo dalla sua stessa voce; si trattò infatti di una presentazione sottoforma di intervista. Nel parlare di sé l’artista si aprì con la consueta schiettezza e razionale chiarezza. Spiegò la sua idea di scultura sollecitato da un particolare trasporto: nella sua concezione di arte era insito un desiderio, oltre che divulgativo, umanitario; pensare che la scultura potesse essere “vista” attraverso il tatto anche dai non vedenti lo emozionava particolarmente.
Egli negli anni Novanta aveva avuto numerose occasioni di far conosce le sue idee e le sue opere: a Roma, dove gli era stata concessa nel ’65 un’intera sala alla Quadriennale, all’estero e nella sua regione, come in varie edizioni del Premio Marche animato all’epoca dalla sagace azione di uno storico patron, il professor Alfredo Trifogli. In una delle edizioni, quella del 1992, si adoperò per una memorabile mostra che allineava le opere di quattro scultori italiani tra i più valenti e famosi. Erano: Pietro Cascella, Mauro Staccioli, Francesco Somaini e Gio’ Pomodoro. A presentare l’incontro fu Enrico Crispolti, critico e storico dell’arte tra i più autorevoli.
Di Sguanci aveva definito l’opera con un efficacissimo ossimoro: “di sorprendente modernità antica”. Evidentemente in quegli anni stava già maturando in Sguanci l’idea di trasformare un sito storico di Pesaro, la vecchia Pescheria, in un centro di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea. Oltre che fondatore egli lo diresse dal 1996 al 2000 facendone un luogo espositivo per la scultura tra i più in vista in Italia.
Da giovane aveva partecipato anche al Premio Lanzi a Corridonia, risultando tra i premiati. A Macerata aveva esposto le sue opere monumentali nel centro storico della città. Memorabile fu anche un’esposizione da lui organizzata a Pesaro riguardante i grandi “tondi” in cemento di Mauro Staccioli disseminati nell’intero centro storico. Un evento che fece scalpore, e fu oggetto di polemiche e contestazioni da parte di vari commercianti pesaresi. Ma Sguanci agì anche in quel caso con il tatto e la civiltà che gli erano propri, non rinunciando alla convinzione che la scultura avesse bisogno di un complessivo riaggiornamento.
Lo interessava particolarmente la scultura monumentale all’aperto per la quale indicava l’assoluta necessità di una svolta “civile” che la rendesse “moderna”, a rettifica della magniloquenza un po’ retorica e demodé che aveva assunto nell’800: ne pronosticava un adeguamento in relazione a un nuovo target umano a cui veniva rivolta nelle moderne città. Risoluto nelle sue idee, Sguanci ebbe modo di rivelarsi, più che contestatore e demolitore di tradizioni un originale innovatore culturale e artistico.
Corridonia è orgogliosa di presentare nella Biennale di quest’anno personalità di questo calibro offrendone in visione dieci opere monumentali assolutamente rappresentative. E si consideri che allestire una mostra di tal genere non è come organizzare una mostra di pittura appendendo a parete quadri e disegni! Il parco di Villa Fermani, illuminato pure di sera e ricco di un interessante apparato documentario, si presta a una visita suggestiva e di raro interesse storico. Il pensiero degli organizzatori è alle future edizioni e a una tavola rotonda per il prossimo autunno a conclusione di questa rassegna 2021 dedicata a un nostro autorevole artista: Silvio Craia.
Lucio Del Gobbo
21 novembre 2021