Aspromonte calabro o la collina di Montefiore dell’Aso?

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Il Piceno è da sempre abitato da un popolo fiero e combattivo, con una identità forte che ha superato secoli di conflitti per cambiamenti politici, tentate invasioni, e devastanti calamità come terremoti e pestilenze. Il passato è stato modificato, dimenticato, a volte cancellato. Ci sono però personaggi ed eventi che hanno lasciato una traccia così forte, che pur nell’oblio dei secoli sono rimasti nelle memorie popolari.

 

La leggenda di Montefiore dell’Aso

A Montefiore dell’Aso, si tramanda una piccola leggenda, grandiosa se inserita nel contesto più ampio di ricostruzione di un complesso puzzle, che coinvolge il territorio maceratese-fermano. Questa leggenda venne inserita negli anni ‘70 del 1900 su un volume della serie “Guida all’Italia leggendaria, misteriosa, insolita, fantastica”, e ripresa da Giuseppe di Modugno in “Le Marche leggendarie”. Ne trascriviamo il testo. “Era un giorno caldissimo, e sul Colle d’Aspromonte il re di Spagna Almonte, vinto dalla sete, scese da cavallo e si avvicinò ad un punto del terreno da cui scaturiva dell’acqua limpidissima. Tutto coperto dall’armatura sentiva ancor di più il fastidio dell’afa. Si tolse l’elmo e fece per bere, mentre le truppe aspettavano in silenzio; quando alzò gli occhi, vide un cavaliere sconosciuto che si dirigeva verso di lui. Era un cavaliere cristiano e Almonte, riconosciutolo, chiamò a raccolta i suoi e si apprestò a combattere. Ma non fece in tempo a difendersi che un formidabile fendente lo decapitò, mentre altri colpi, rapidi e precisi, si abbattevano micidiali su quanti erano con lui. E rimase sull’erba disseccata, in mezzo ai corpi senza vita dei propri sudditi. Orlando, l’invincibile paladino, dopo aver legato il cavallo ad un olmo che era nei pressi, andò a dissetarsi…”.

 

Leggenda o realtà? Ci sono gli Statuti Comunali del 1569…

No, non si tratta di un fatto narrato da qualche cantastorie siciliano, e nemmeno ci troviamo in Calabria, Quella sopra riportata è, incredibile a dirsi, proprio una leggenda marchigiana. Il Colle dell’Aspromonte, da non confondere con l’omonimo massiccio calabrese, si trova in effetti presso Montefiore dell’Aso, e la fonte, chiamata Fonte d’Aspromonte, esisteva davvero in quei paraggi; così infatti si legge negli Statuti Comunali del 1569, dai quali risulta anche che, nei pressi della fonte, c’era un enorme olmo, chiamato appunto Olmo d’Orlando in ricordo di quella battaglia. Negli stessi Statuti si dice, inoltre, che sul frontone della Fonte erano ancora appesi gli elmi, le spade e le trombe dell’esercito vinto, lasciati lì come trofei dal prode Orlando”.

 

La “Chanson d’Aspremont”

Dunque, intanto nei pressi della fonte all’inizio del 1900 fu ritrovata una necropoli, con ricchi corredi funebri, numerose bighe e altro materiale archeologico; ovviamente tutto perduto, sicuramente esposto o nascosto in musei stranieri. Poi, incredibile è la somiglianza di questo racconto con quello della Chanson d’Aspremont, una serie di opere, basate sicuramente su cantilene epiche tramandate oralmente e raccontate dai cantastorie. Le trascrizioni ancora esistenti sono in lingua anglo-normanna (XII secolo) franco-normanna (XIII secolo) e in italiano (dal XIV al XVI secolo). La storia narrata è pressoché la stessa (in estrema sintesi): Annibale aveva seppellito il suo tesoro a Risa, dove si trova un castello abitato da cristiani e dal valoroso Ruggeri di Risa, che verrà ucciso dal fratello Beltramo. I Saraceni intanto, con a capo Re Agolant e il figlio Aumont, partiti da Parigi arrivano al colle Aspromonte, qui costruiscono intorno un muro con molte magioni e una grande torre, dalla quale si vedono i dromoni sul mare. Arriva Carlo Magno con due eserciti, uno guidato da lui e l’altro da Girart della Fratte, che percorrendo due valli diverse, convergono e accerchiano i saraceni in un’altra larga valle, e li annientano: Agolant viene sconfitto in Aspromonte e il figlio Aumont a Risa. La battaglia finale avviene presso una fontana nella Valle di Pinella dove Aumont viene ucciso da Orlando.

 

La vicenda avvenne in Calabria o nelle Marche?

Si considera comunemente che l’ambientazione della storia sia in Calabria, ma malgrado l’assonanza di molti nomi, la storia è più verosimile se collocata a Montefiore dell’Aso: la presenza nelle Marche di Carlo Magno è più volte storicamente accertata, in Calabria no; non esiste traccia di muro di cinta nell’Aspromonte calabrese (è anche troppo vasto da circondare) mentre sul colle Aspromonte di Montefiore dell’Aso il castello fortificato c’era; ritroviamo nei dintorni altri toponimi citati nella Chanson:

– Rise o Risa, che in Calabria posizionano in Reggio, qui è collocabile al castello di Mons-Floris (qui si usa troncare le parole…): i due castelli Aspremont e Mons Floris erano vicini e più tardi, unendosi e ampliando i muri di cinta diventeranno l’attuale Montefiore.

– Far de Mesine: in Calabria lo posizionano in Torre Faro; ma vicino a Montefiore dell’Aso c’è Fares, una frazione dove oggi esiste un agglomerato di case abitato dalla famiglia Fares;

– La Baniere al fondo di una valle, dove cominciò la cruenta mischia: la mettono in Bagnara, anche se la descrizione non combacia questa essendo in una profonda insenatura, mentre qui è collocabile nell’area del lago di Montecatino.

Servirebbe un aiuto da parte di chi conosce bene il territorio ascolano per rintracciare anche i seguenti:

– Chalabre o Qualabre: Calabria?

– Cicile, Sezile, Sicile, Sesille: Sicilia?

– Cosence, Keusence, Consanse: Cosenza?

– Mesine, Mescine, Meschine: Messina?

 

I Saraceni che partono da Parigi per andare in Aspromonte..?

La storia è passata in tante mani: gli inglesi e i francesi l’hanno modificata, nulla toglie che anche in Calabria sia stata adattata a toponimi locali. Una rilettura da parte degli esperti consentirebbe di stabilire finalmente la vera identità dei popoli che hanno gettato le basi della moderna Europa, analizzando meglio riferimenti a luoghi, edifici, mentalità e usanze familiari, sociali e religiose. Per esempio  i passi  dove si racconta che re Agolant e suo figlio Aumont (saraceni) partono da Parigi per andare in Aspromonte sembrano abbastanza assurdi: oltre a verificare una occupazione medievale di Parigi da parte dei saraceni (lì non risultano battaglie con i saraceni), sarebbe anche da capire di “quale” Parigi si tratti… Noi una mezza idea cominciamo ad avercela.

 

Fonti:

La Chanson d’Aspremont: analisi della toponomastica calabrese – tesi di laurea di Simona Franceschi (Italia); La formazione della figura della donna guerriera rinascimentale – tesi di laurea su amazzoni e cantari d’Aspromonte di Dawn E.A.Regan (Canada); La Chanson d’Aspremont  Tome I – Louis Brandin 1970 (Gallica); La Chanson D’Aspremont Tome I – Louis Brandin 1923 (archive.org); Lu cuntu di “La Chanson d’Aspremont” – articolo di Pino Gangemi pubblicato su Corriere Locride il 10/10/2013; Guida all’Italia leggendaria, misteriosa, insolita, fantastica – pag.297; leggenda ripresa da Giuseppe di Modugno sul volume “Le Marche Leggendarie” pg.72; www.chansondaspremont.eu/

 

Commento alla cartina qui sotto riprodotta:

giusto per dare una idea ai lettori de La rucola, poco distante da Montefiore dell’Aso si trova la località di Fares che, guarda caso, è vicinissima a due toponimi affiancati fra loro. Questi sono “Fonte Casciù” e “Contrada Testamozza”.

Simonetta Borgiani

3 giugno 2018

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