Tratto dalla infinita, e piacevole, conferenza del professor Franco Cardini a San Claudio al Chienti ecco la sintesi in una breve frase: “La storia secondo don Carnevale qualche dubbio lo pone”.
Il prologo del Direttore – Oberato dal lavoro non ho potuto essere presente all’incontro con il professor Franco Cardini, che aveva come argomento il Capitulare De Villis, testo importante per gli studiosi delle teorie di don Giovanni Carnevale sulla presenza dei Franchi nel territorio maceratese in quanto, giustamente, riguardando in modo capillare e preciso i prodotti da coltivare nelle terre sotto il suo controllo, sono quasi tutte coltivazioni che ben si adattano al territorio maceratese e non al clima della Aquisgrana posizionata ad Aachen. Però mi ero organizzato e avevo presenti alcuni collaboratori, tra cui l’amico Mauro Pignani, che ringrazio, il quale ha provveduto a filmare tutta la conferenza.
Bene. Ho ascoltato la registrazione con interesse, riascoltando i passaggi più significativi. Devo dare atto al professor Cardini di essere un bravo affabulatore per aver tenuto desta l’attenzione del numeroso pubblico intervenuto per alcune ore, cosa non facile. Ma ha avuto la capacità e l’intelligenza di raccontare le sue esperienze dirette alternandole con brevi ma significativi passaggi sia sulle teorie del professor Carnevale che sul Capitulare De Villis. Ammetto che le lunghe ore passate a esaminare il video della conferenza non mi hanno annoiato, anzi a volte perfino divertito, grazie alla verve del Cardini che ci ha fatto partecipi delle ricche esperienze vissute in giro per il mondo.
Il suo incipit non ci ha meravigliato più di tanto in quanto siamo perfettamente consapevoli della diffidenza (e dico poco) del mondo accademico nei riguardi delle teorie di don Carnevale. Subiamo insulti un giorno sì e l’altro pure per quanto pubblichiamo ormai da lunghi anni. Queste le sue parole: “Annunzio di aver avuto telefonate di amichevole avvertenza, fino alle diffide: se ci vai ti sputtani!” Siamo alle solite e dispiace che perfino in territorio maceratese, perfino in ambito universitario, ci siano atteggiamenti tanto negativi di persone che, poi, evitano accuratamente confronti diretti. Che studiosi del cavolo! Fortunatamente Franco Cardini non è fatto di quella pasta, ha parlato liberamente e, senza sbilanciarsi eccessivamente, qualche dubbio sulla storia di Carlo Magno lo ha espresso.
Ha continuato dicendo: “Tutti vorremmo sapere se veramente Carlo Magno qui c’è mai stato sepolto”. Quindi qualche dubbio c’è. Il suo giudizio su don Giovanni è sincero quando afferma: “Don Carnevale era uno studioso d’assalto … che aveva le carte in regola”. Noi siamo in accordo con lui in quanto don Carnevale è partito lancia in resta all’assalto dei “fortini storici” da secoli consacrati come verità assoluta.
Continua Cardini: “Carlo Magno è un Franco, appartiene a una etnia germanica occidentale, molto affine ai Celti, hanno lo stesso tipo di struttura, lo stesso tipo di corredo funerario, ma non si capisce da che etnia vengano … sui giudizi storici e politici i pareri sono tanto più netti, magari alzando la voce, quanto meno profonde sono le informazioni e le convinzioni. Chi si arrabbia si sente punto sul vivo, perché capisce che l’interlocutore ha toccato un punto su cui lui è impreparato, perché si rende conto che, in fondo, l’interlocutore ha detto la verità, che è contraria a quello che lui pensa”.
Capito? e ci viene da sorridere… Ritorna su don Carnevale: “Don Carnevale era uno studioso interessante. Era uno storico? Tecnicamente direi di sì, storico è colui che s’interessa di storia e cerca di ricostruire il passato storico con l’aiuto di una certa conoscenza delle fonti, che non è mai perfetta. E anche di un certo intuito. Ci vuole anche un po’ di fantasia, non troppa per non cadere nella fantascienza. Bisogna immaginarsi le situazioni, bisogna riempire il vuoto lasciato dalla documentazione con la intelligenza intuitiva e la nostra razionalità. Non sai come è andata a finire una cosa però hai tutti gli elementi per giudicare che probabilmente la situazione è andata in una direzione piuttosto che in un’altra. E ci vuole anche fantasia per poter collegare gli elementi fra di loro e giocare sul probabile, che deve essere un probabile verosimile”.
Continua Franco Cardini: “Ritengo, come tanti da Eginardo in poi, che Carlo Magno sia morto vicino ad Aquisgrana e che Aquisgrana sia l’attuale Aachen. Mi hanno insegnato così, non ho assunto acriticamente questo tipo d’informazione però l’ho assunta come chiunque di noi assume, se è una persona mediamente colta e mediamente intelligente, le informazioni che gli vengono sottoposte quando sono ragionevoli, quando sono sostenute da un’ampia maggioranza, quando corrispondono a qualcosa che si è imparato a scuola”.
Ma Cardini non si fida ciecamente, infatti afferma: “Posso dire che Carlo Magno, che ritengo sia morto vicino Aquisgrana, sia stato sepolto lì perché da Eginardo in poi me lo hanno ripetuto e molti colleghi che ne sanno più di me, che sono specialisti, continuano a dirlo… io credo in questo, è un credere appoggiato a un po’ di cultura, ad alcune letture, a un po’ di esperienza… posso metterci la mano sul fuoco? Naturalmente no, non lo posso dimostrare”. Questo è un ragionamento da persona onesta e mi meravigliano quelli che non hanno la curiosità d’investigare oltre, quanto meno per sciogliere i dubbi.
Altro brano interessante dalla conferenza: “Sì, faccio il medievista e ho il dovere di sapere fino a un certo punto certe cose e certe cose le so, ho molti dubbi e sarei assolutamente insincero e sleale se dicessi che la lettura delle cose di Carnevale mi ha lasciato indifferente, perché sono una persona ragionevole e ho confrontato quello che lui dice e quello che io so e con quello che io conosco dei documenti e delle fonti dell’epoca e ho detto che, insomma, un sacco di cose non tornano. Però sono cose che è giusto prendere in considerazione perché sono domande che sono state poste e bisogna stare al gioco. Don Carnevale ha detto: nelle fonti carolingie, o post carolingie, che raccontano di Carlo Magno c’è qualcosa che non torna e qualcosa che potrebbe essere andata in un altro modo. I carnevaliani sostengono che quelle fossero tesi, io ritengo che fossero ipotesi. Sulla base degli indizi si costruiscono le ipotesi, da trasformare in tesi. Ci vogliono le prove: eventi; oggetti; circostanze; dinamiche; davanti alle quali sei costretto a dire che sei convinto che una cosa sia andata in una certa maniera. Allo stato attuale non mi sento di dire che sono diventato carnevaliano o che non sarò mai carnevaliano”. Ergo, qualche dubbio sulla storia di Carlo Magno in fondo c’è.
Cosa pensa Franco Cardini delle fonti scritte? Ecco: “Le fonti materiali ci dicono cose che le fonti scritte non ci dicono; le fonti iconografiche ci dicono cose che le fonti scritte non ci dicono”. Un po’ ciò che scriviamo su La rucola da tempo: il mattone non può mentire, mentre il documento può essere stato mal trascritto se non addirittura contraffatto.
Ora il conferenziere parla di storia: “La storia è fatta di pieni e di vuoti e i pieni sono sempre meno e più sicuri dei vuoti. Una cosa che non si sa, non si sa e si può migliorare, quando invece la sai devi sapere che la tua sapienza è imperfetta. La conoscenza storica si basa su una quadriglia: come; dove; quando; perché. Con il dove e il come si va abbastanza bene ma quando si arriva al perché sono dolori, che diventano certezze tragiche quando ci si accorge che l’ingresso nella storia non è stato solo l’ingresso nella razionalità e nella informazione sistematicamente corretta; come si è imparato a fare storia la prima cosa che si è imparata è mentire”. Mentire… mistificare i documenti… il passo è breve.
E Carlo Magno? Cardini ha una certezza: “Carlo Magno è morto ad Aquisgrana ed è stato sepolto lì… c’è il fatto che il corpo di Carlo Magno lì non c’è”. Poi passa alla storia medievale: “Su Carlo Magno non sappiamo tutto. La storia altomedievale è una storia di pieni e di vuoti, dove i vuoti prevalgono sui pieni. Bisogna cercare di riempire i vuoti con la nostra intuizione, con la nostra scienza”.
Ora passiamo alla storia dell’elefante… afferma il professor Cardini: “Con il califfo di Bagdad, Carlo ci andava a nozze … che gli aveva regalato (il califfo a Carlo) un elefante poi morto ad Aquisgrana”. Ecco il link di una intervista al professor Mancini, dove alla fine si parla di un elefante…: https://www.larucola.org/2019/12/16/intervista-al-professor-enzo-mancini-sui-misteri-di-san-claudio/
Continua Cardini: “Don Carnevale pensa non sia vero che Abul Abbas (ndr: intendeva l’elefante) sia arrivato con la nave a Porto Venere (ndr: in Liguria)… poi ha dovuto fare le Alpi per andare ad Aquisgrana, invece don Carnevale lo fa sbarcare in Adriatico e arriva qua”. E alla luce di recenti conoscenze possiamo dire che non aveva tutti i torti, in base alle Correnti dell’Adriatico – scoperta del dottor Nazzareno Graziosi – che dirigono le barche ad approdare sulle nostre coste.
Continua il professore: “Lasciamo la cosa in dubbio, con don Carnevale che ci ha buttato a mare un disegnino, però noi non siamo ancora in grado di gestire le due versioni”. Poi aggiunge a proposito dell’elefante: “Da Paolo Diacono e da Alcuino di York che a sua volta aveva saputo da San Giovanni Damasceno VII secolo, vescovo cristiano di Damasco, che è la capitale del califfato omayade di Siria, da cui forse è venuta qualche idea anche in architettura nelle Marche e qui sono d’accordo con don Giovanni”.
Lasciando l’elefante al suo destino Franco Cardini passa, finalmente in chiusura dell’incontro all’oggetto della conferenza: “Il Capitulare de Villis descrive un panorama prevalentemente mediterraneo con agricoltura prevalentemente mediterranea. La corte di Carlo Magno, nel senso di aula, sede, pare che fosse ad Aquisgrana, che fosse qui o là, nella sede ci restavano poco, residenza ordinaria, perché in realtà la sede del potere è dove è il sovrano. La definizione ‘in palatium’, state attenti, non c’è bisogno di pensare a un ‘palazzo’ ad Aquisgrana, ovunque fosse, in ogni città dell’impero carolingio vi era una sede regale e c’erano funzionari con ampi poteri di delega. Questo Capitulare de Villis presenta un’agricoltura che non è l’agricoltura di Aquisgrana perché è un’agricoltura grossomodo mediterranea. Il Capitulare de Villis è il risultato delle schede partecipative di tutti i comites che si riunivano intorno al sovrano, che esponevano nelle condizioni delle rispettive contee lunghissimi elenchi duri da leggere e ancor più duri da interpretare. Capitulare è un documento erga omnes, un documento per il governo dell’impero. Esamina tutte le infinite possibilità di prodotti che possono nascere dalla gestione agricola, da quella del clima mediterraneo più rigoglioso. E c’è anche il nord”.
Il commento del Direttore – Bene, che commentare? Il professor Franco Cardini ha giocato di esperienza, si è tenuto sulle generali, che sarebbero le tesi ufficiali, ma qua e là ha inserito qualche seme del dubbio, a significare che i cosiddetti “vuoti” sarebbe meglio riempirli per avere più certezze. Oggi le ipotesi del professor Giovanni Carnevale sono state sviluppate da diversi studiosi, alcune sono state scansate, altre rinvigorite e ci sono ulteriori “scoperte”. Ne sanno qualcosa gli affezionati lettori de La rucola, non solo i locali, perché la cosa è seguita a livello nazionale ma anche in diversi stati del pianeta Terra (Cit. Libero Paci: pénza ‘n bó…), attraverso internet, sia assumendo le informazioni che pubblichiamo ma anche da frequentatissimi siti culturali specializzati. Ringraziamo il professor Franco Cardini per la sua partecipazione, e nonostante le “minacce” avute (o meglio affettuosi consigli) non si è… sputtanato! Sorridete.
Fernando Pallocchini
18 agosto 2025


