Il castello di Montolmo e i suoi lunghi cunicoli sotterranei

Print Friendly, PDF & Email

L’unica rappresentazione esistente del castello di Montolmo è quella che si può vedere nel dipinto della prima metà del XVI secolo attribuito a Nobili Durante da Caldarola, Madonna in gloria e santi.

 

Durante Nobili

Il pittore era molto legato alla comunità essendovisi trasferito nel 1546 dopo aver sposato nel 1544 Lucrezia figlia di Giovanni Domenico di mestiere vasaio, natia del luogo. Le ultime notizie certe del pittore si hanno nel 1578 quando il Comune di Montolmo inviò una petizione per l’ammissione del figlio Nobile al seminario di Fermo: si presume che l’artista sia morto sempre a Montolmo intorno al 1583.

 

La panoramica dagli Zoccolanti

Torniamo al quadro (Pinacoteca Comunale di Corridonia, Palazzo Persichetti-Ugolini) di cui oltre al valore artistico ci interessa la parte superiore dove si può vedere, anche se rappresentata in maniera approssimata, una veduta panoramica del comune vista dalla collina del convento di Santa Maria dei Monti detto degli Zoccolanti. È la rappresentazione più antica, e preciso unica, che si ha di Montolmo su di un quadro, pertanto è essenziale per la storia locale.

 

Il vecchio castello

Concentriamoci sulla parte superiore dove si nota il vecchio castello. Con un lavoro di ingrandimento e attraverso dei filtri si può avere una visione un po’ più chiara, anche se non si può avere l’assoluta certezza della ricostruzione. L’edificio che appare è in pessime condizioni, sicuramente i danni sono ancora quelli  dello Sforza, del Sacco del 1433 e di quello successivo alla battaglia vittoriosa del 1444 contro il Piccinino; il fatto che dopo tanti anni il castello non sia stato ancora restaurato denota la miseria in cui era caduto il comune.

 

La ricostruzione

Una grande torre è praticamente distrutta, un’altra alta e slanciata in cima non ha più la merlatura come una parte del massiccio e grande palazzo. Ritengo inoltre che sotto la torre distrutta vi fosse stata una porta che durante l’assalto o dopo, fu rasa completamente al suolo insieme con il tratto delle mura di cinta. Si vede il portone con arco a sesto acuto sopraelevato che dava accesso al palazzo: pertanto vi doveva essere per forza un ponte levatoio e forse un fossato. Si nota la rampa di accesso in salita a “s” capovolta che si imboccava dopo aver superato la prima porta e che faceva accedere all’entrata principale (il portone a sesto acuto); vi potrebbe essere stata anche una seconda porta tra le due ma purtroppo possiamo fare solo congetture. All’interno dell’edificio del castello vi era sicuramente un cortile dotato di pozzo per tutte le incombenze della dimora.

 

L’olmo

Non può sfuggire sulla destra, sopra un piccola altura, il grande olmo che ha dato il nome al comune e poco distante la chiesa di Santa Maria detta appunto “in castello” (oggi San Francesco). La chiesa risulta molto più bassa rispetto all’attuale che fu sopraelevata nei primi del XVIII secolo: il rosone fu tamponato ed è ancora visibile in parte traccia nella muratura. Riguardo all’olmo, scrive lo storico locale Bartolazzi: adombrava cogli spaziosi suoi rami tutta la piazza sottostante chiamata del Castello.

 

Gli Ostrogoti

Si ignora l’origine della fortificazione, probabilmente le prime semplici strutture (palizzate, terrapieni, fossati e strutture in legno) furono addirittura costruite all’inizio del VI secolo a opera degli Ostrogoti; nel corso dei secoli, data l’importanza strategica del luogo, le strutture furono ampliate e rafforzate fino a raggiungere la forma che può vedersi nel quadro.

 

Il cunicolo

Scrive sempre il Bartolazzi: era isolato con grande piazzale intorno di alti e fortissimi muri. Si narra pure di un grande sotterraneo con un cunicolo che aveva uno sbocco a valle a diverse centinaia di metri di distanza. Resti di tale opera pare siano confluiti nei sotterranei dei palazzi che si trovano nei pressi della fortificazione. Molto probabilmente, come mi è stato raccontato, l’uscita del cunicolo era situata nella piccola scarpata fuori Porta San Donato che separa viale Italia da via Dei Sibillini, precisamente dove adesso è la ripida scalinata che permette il collegamento tra le due vie. Il cunicolo venne riscoperto negli anni ‘60, di dimensioni tali che un mio amico mi ha raccontato di averlo in parte risalito: per motivi di sicurezza ne fu qualche anno dopo murato l’accesso e ricoperto.

 

Piazza Corridoni

Alcune precisazioni sono necessarie. Il castello si trovava, se non si fosse capito, nella zona dell’attuale piazza Filippo Corridoni che negli anni ‘30 del secolo scorso, al momento della costruzione, subì un abbassamento di diversi metri con la distruzione di quel poco che era rimasto in piedi del maniero; la scalinata di pietra chiara che consente l’accesso alla chiesa di San Francesco fu costruita per ovviare ai lavori di sbancamento, come del resto è oggi chiaramente visibile il segno più scuro lasciato dal precedente livello del terreno sul muro laterale di detta chiesa.

 

Un castello difficile da espugnare

Un castello difficile da espugnare anche per via del dislivello dall’attuale piazza Corridoni, dislivello che pur se attenuato dalle costruzioni e dai livellamenti delle strade, ancora è ben visibile ai più attenti. Sicuramente un maniero che poteva vantare una certa fama, forse anche sinistra, per la sua posizione su di una ripida collina, accedibile solo da una parte essendo le altre tre molto scoscese e ripide, con sotterranei, segrete e cuniculi che permettevano sortite improvvise o eventuali fughe. Un castello nella più cupa tradizione medioevale che forse niente avrà avuto da  invidiare alle tetre e misteriose atmosfere che si sono tramandate nell’architettura  neogotica.

Modestino Cacciurri

 

Nota del Direttore – Da ragazzino ho abitato, a Corridonia, nella casa posta più in alto del paese, a “Castello”, probabilmente proprio dove sorgeva l’antico castello (da cui il nome popolare del quartiere); ricordo una galleria sotterranea, un alto cunicolo che dall’interrato della casa si dirigeva verso la chiesa di San Francesco (o il convento, la direzione era quella). Questo a sostegno di quanto scritto da Modestino Cacciurri.

15 marzo 2019  

A 17 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti