Porter Piaggio elettrici a guida automatica (senza pilota) da Milano a Shangai – 6

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I monumenti a Lenin – Boschi di betulle nelle zone basse e conifere nelle zone più alte. Sotto molti aspetti assomigliano ai nostri Appennini ma mancano le faggete. Celiabinsk, una città industriale che da posto di frontiera verso gli spazi dell’Est ha avuto un grande sviluppo industriale quando durante la guerra furono trasportate oltre gli Urali quasi tutte le industrie russe. Dall’alto del suo monumento Lenin osserva i Porter Piaggio dare una dimostrazione di guida senza autista. Questi monumenti a Lenin sono tutti uguali, forse fatti con lo stampo, sempre col cappotto, mano sinistra sul bavero e mano destra protesa. In rare varianti ha nella mano sinistra un rotolo di carte. A Celiabinsk, ma le abbiamo viste anche a Kazan e le troveremo a Ekaterinburg, chiesa cristiana, sinagoga e moschea: convivenza pacifica, spontanea o imposta? Una veloce autostrada ci porta a Ekaterinburg, altra grande città industriale ma anche un pilastro nella storia della Russia. Qui nel 1918 lo Zar Nicola II la moglie, i figli e le persone del seguito furono assassinati dai bolscevici per ordine di Lenin. Oggi la casa ove avvenne la strage non esiste più, sul luogo è stata eretta una chiesa, la Chiesa del sangue, dedicata allo Zar e alla sua famiglia, nel frattempo dichiarati santi dalla chiesa ortodossa. Una delle tante contraddizioni della Russia: sopravvive il mito di Lenin e sono dichiarate martiri e sante le persone da lui uccise. Non è pensabile che la santificazione dei Romanov sia stata solo un gesto propagandistico del nuovo corso politico, basta vedere il pellegrinaggio nella chiesa, le persone che vi entrano per pregare davanti alla loro immagine. Settanta anni di ateismo non hanno scalfito il sentimento religioso del popolo russo. Tra capitalismo imperante e sentimento religioso, il povero Lenin avrebbe da ripensare molto sulle sue teorie se tornasse in vita! Maligni sostengono che il venerdì il mausoleo è chiuso affinché i custodi lo rimettano a posto: si rivolta nella sua teca! Ho chiesto a qualche giovane che pensasse di Lenin. Da vaghe risposte a giudizi negativi fino a: “Siamo stufi di vedercelo sempre intorno!” Penso che i suoi monumenti non avranno vita lunga.

I Porter sotto la statua di Lenin

Burocrazia, che comica! – Noi alterniamo le nostre notti tra camper e albergo, per adeguare le tappe all’autonomia dei Porter. Dopo le ventidue ore passate alla frontiera russa dovremmo essere vaccinati verso la loro burocrazia, invece quasi ogni giorno ne restiamo sorpresi. Abbiamo dato i passaporti di alcuni di noi al consolato cinese per il visto. Fotocopia autenticata nel frattempo. In una delle fotocopie mancava la pagina del rinnovo, niente da fare, non puoi entrare in albergo. Proviamo a ragionare. Se le autorità consolari hanno concesso il visto vuol dire che il passaporto era valido, se alla frontiera ci hanno fatto entrare e hanno rilasciato il foglio d’entrata, vuol dire che il passaporto era valido e allora, vuoi mettere in funzione la materia grigia che hai in testa? A mezzanotte suona il telefono della camera. Sulla scheda di registrazione non si legge bene il numero del visto, devi lasciare l’albergo. Scusa ma non hai in mano il passaporto con il visto che ti ho consegnato quando sono arrivato? Nei ristoranti a volte si raggiunge l’assurdo. Se non c’è un self service normalmente abbiamo un menù uguale per tutti. Non bevo birra, per favore posso avere un’acqua al posto della birra? Niet, il menù prevede la birra. Posso avere un’arancia al posto della mela? Niet, il menù prevede dieci mele e dieci arance. Posso avere il caffè al posto del the? Niet, il menù prevede il the. Posso avere un’altra birra a pagamento? Niet, il menù prevede una birra a persona. Oppure, posso cambiare la birra con l’acqua? Da, ma deve venire l’amministratore, non sono autorizzato. Nell’Hotel Cosmos un incaricato controlla le schede delle persone per evitare che salgano estranei. Ottimo. Luciano passa par andare in camera, torna immediatamente indietro per prendere una borsa che aveva lasciato sulla poltrona, nuovo controllo, Beppe lo chiama, torna nuovamente indietro e altro controllo nel giro di trenta secondi. Il comunismo non ha scalfito il sentimento religioso ma ha lasciato una impronta nel modo di agire di molte persone: “Non pensare, il partito pensa per te, non prendere iniziative, fai solo quello che ti viene comandato”. O è il carattere russo? Ma c’è dell’altro. Ogni albergo deve comunicare alla polizia i nomi degli ospiti, questo avviene anche da noi, ma deve rilasciare all’accompagnatore copia della segnalazione. Gli attestati di tutti gli alberghi devono essere conservati e presentati al nuovo albergo, in difetto non si è accettati.

Nei Porter fa freddo – Dopo la consueta conferenza stampa e dimostrazione del sistema di movimento dei Porter, manco a dirlo in piazza Lenin sotto il suo sguardo, partiamo verso Tymen. La città più a nord del nostro viaggio. Prima ci concediamo una pizza in una pizzeria ristorante italiano, invero molto diffusi in Russia. La parola pizza, in caratteri latini o cirillici è ovunque e i locali sono sempre affollati. La strada è autostrada solo per alcuni chilometri, mentre la carta la segnala autostrada fino a Tymen. La ritroveremo solo a 40 chilometri da questa città. Fa freddo, siamo sullo zero gradi e ogni tanto nevica. Nel preparare i veicoli con il sistema di guida automatica, all’Università di Parma hanno tolto l’impianto di riscaldamento a gasolio per cui ora nei Porter si gela. Purtroppo, nonostante tutte le considerazioni ecologiche, la distanza tra veicoli a motore termico ed elettrici è ancora incolmabile, in termini di autonomia, tempi di ricarica dell’energia e possibilità di riscaldamento interno.

Da sx Beppe e Gianni, vita nel camper

Una giornata di marcia… – Gli spazi intorno a noi si allargano sempre più, davanti le strade si perdono all’infinito, ai lati campi di cereali e boschi di betulle e conifere in un terreno a tratti paludoso. Spariscono le case tra un paese e un altro che diventano sempre più rari e con sole case di legno. Come da noi, ove le distanze tra le varie città erano stabilite dalla giornata di marcia delle legioni romane, qui in Siberia la distanza tra un paese e un altro è sempre di circa trenta chilometri, la giornata di marcia dei deportati. Stesso risultato ma da due mondi diversi: il trionfo di Roma; la demenza di dittatori.

Tymen – Come segno del progresso e della trasformazione in atto in Russia, i telefoni funzionano sempre, anche nei piccoli villaggi e lungo le strade e le possibilità di connessione a internet sono sempre più diffuse. Con sorpresa nei piccoli alberghi è anche gratuita. Solo a Mosca era a pagamento. Arriviamo a Tymen. Bella città, Pur con nuove costruzioni, palazzi moderni, ha ancora l’aspetto tranquillo di inizio secolo, con tante case in legno anche in centro, viali larghi, bei palazzi in mattoni, tanto verde. In Siberia c’è spazio, così le città si allargano, crescono più in larghezza che in altezza, anche se moderni grattacieli, sede delle grandi compagnie, sono costruiti ovunque. Nel centro tanti locali frequentati da giovani, assolutamente uguali a quelli delle nostre città, anche con connessione internet gratuita. Il nostro albergo, come nella tradizione di Overland è modesto ma pulito, ordinato con servizi efficienti. Non sempre è così per gli alberghi in Russia. Quello di Ekaterinburg in Italia sarebbe stato chiuso dalla ASL. Una cosa ci sorprende: manca in alcuni strati della popolazione il concetto di turismo, di paesi diversi, di persone che parlino una lingua diversa. Confermato qui a Tymen ove una persona, abitante in una modesta casetta in legno, era convinta che noi la stessimo prendendo in giro non comprendendo quello che lei diceva e rispondendo in maniera per lei incomprensibile.

L’attuatore dello sterzo

Omsk – Partiamo da Tymen verso Omsk, è sereno e fa freddo. Il cielo è di un celeste incredibile, la notte quando ci fermiamo le stelle, nel cielo pulito, ci offrono uno spettacolo ineguagliabile, pari solo a quello che troviamo nel deserto. Il paesaggio intorno a noi non cambia, piccoli villaggi con case di legno, boschi di conifere e betulle, campi coltivati a cereali e patate e qualche allevamento. La strada è irregolare, in parte bella, in parte rovinata ma in rifacimento. Al mattino il sereno porta la brina sui campi. Cena in un ristorantino sulla strada con zuppa, polpette e patate. Il caffè è la solita tazza piena come in tutto il Nord Europa. Al confine con la regione di Omsk un gruppo folcloristico nei costumi locali ci accoglie con la tradizionale offerta di benvenuto di pane e sale. Ci prende la scorta della polizia che sarà con noi per tutto il percorso nella regione. Forse credendo di farci un favore bloccano i sorpassi alle nostre spalle creando delle code inenarrabili. Quando la scorta ci ferma per permettere lo smaltimento delle code vediamo delle espressioni non proprio benevoli nei nostri confronti. L’unico vantaggio per noi è l’entrata in città ove non siamo bloccati da semafori e precedenze. Omsk ha una larga periferia industriale ma il centro conserva ancora palazzi in mattoni dell’altro secolo ben conservati. La città è pulita, ordinata, come tante altre città russe, un contrasto con le periferie e le aree di sosta lungo le strade. È evidente lo sforzo attuale delle autorità per conservare bene i centri storici delle città. Come in quasi tutte le città russe sui fiumi la stazione marittima con i battelli per regolari servizi di linea fino alla foce dei fiumi. A Omsk l’Om confluisce nell’Irtysh, a sua volta affluente dell’Ob, uno dei tre grandi fiumi della Siberia. Un battello è in attesa di partire e il comandante ci permette di visitarlo. Trasporta di tutto, persone in eleganti cabine e merci di ogni genere. Il trasporto fluviale è molto sviluppato, grazie al numero dei fiumi e al loro percorso lento con poca corrente. Ripristiniamo le nostre provviste in un supermercato aperto 24 ore, come molti altri locali. In serata ceniamo in un ristorante con pista di go-kart al coperto. Sfida tra noi, Marco  batte tutti con Matteo secondo. Per andare al ristorante prendiamo il taxi e scopriamo che tutto il mondo è paese. Arriviamo al ristorante in tempi diversi e non possiamo fare confronti; un tassista ci chiede 300 rubli, un altro 150 e il terzo 120. Ci colpisce in centro il numero di negozi di moda delle maggiori marche italiane. Le ragazze che incontriamo sono tutte ben vestite, molto eleganti. I tratti del viso ci sembrano più dolci, più gentili delle donne della Russia continentale. Numerosi i locali con musica anche dal vivo aperti fino a tarda ora. In mattinata utilizziamo l’officina di un concessionario auto per cambiare l’olio ai camper con quello offertoci dallo sponsor di questo nuovo viaggio di Overland, la Gasprom. Forse perché la motorizzazione privata in Russia è partita in ritardo rispetto ad altri paesi europei i concessionari auto sono tutti moderni, sorti quasi contemporaneamente e dislocati vicini gli uni agli altri. Mentre l’Iveco tra i camion è molto presente, poche le Fiat e questo dispiace. Intanto a Ekaterinburg c’è stato un cambio nella squadra di Overland. Sono partiti Tommaso e Luigino e sono arrivati Michel e Valerio, questo con i saluti e il guidoncino del Sindaco di Alba. È dovuto rientrare per problemi familiari anche Patric, il nostro simpatico operatore TV. Per uscire da Omsk siamo scortati ancora dalla polizia. Una scorta o una guida in una città russa sono indispensabili perché a differenza delle strade extraurbane in città mancano completamente i segnali delle varie destinazioni, pochissimi quelli presenti e solo per indicare alcuni quartieri. In Russia la polizia è tutta statale, dipendente dal potere centrale, però gli agenti dislocati nelle varie regioni hanno competenza solo nella regione. Il comportamento è diverso da regione a regione. Nella regione di Omsk siamo stati scortati perennemente senza poter fare un metro senza la scorta, in altre siamo stati completamente ignorati e abbiamo avuto delle guide locali. Siamo arrivati all’assurdo della scorta che ci ha attesi per quattro ore mentre ricaricavamo i Porter, per poi scortarci per soli due chilometri, quanto distava il confine della regione da dove ci eravamo fermati. Siamo rimasti di stucco. Un comportamento del genere lo si vedeva solo in clima di guerra fredda.

Gianni Carnevale

7 dicembre 2022

Puntata 1 – Porter Piaggio elettrici a guida automatica (senza pilota) da Milano a Shangai – 1 | Associazione culturale La Rucola

Puntata 2 – Porter Piaggio elettrici a guida automatica (senza pilota) da Milano a Shangai – 2 | Associazione culturale La Rucola

Puntata 3 – Porter Piaggio elettrici a guida automatica (senza pilota) da Milano a Shangai – 3 | Associazione culturale La Rucola

Puntata 4 – https://www.larucola.org/2022/12/05/94515/

Puntata 5 – https://www.larucola.org/2022/12/06/porter-piaggio-elettrici-a-guida-automatica-senza-pilota-da-milano-a-shangai-5/

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